tag:blogger.com,1999:blog-58313602650488345502024-03-13T10:11:58.817-07:00Se mi rilasso non ScrivoHanno ragione quelli della Banda Bardò. A star sdraiati, la tensione cala. E la tensione (quella continua) aiuta a mantere "l'attività in attività".
E spesso la frase "Sono stanca" e "Non ho l'ispirazione" è solo una scusa.
Attenzione, concentrazione, ritmo e vitalità: odio il pigiama (falsità), ho sempre il piede su un motore (grazie alla mia Pandina), metto carbone e follia. Buona notte e, già che ci siamo, buona giornata.Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.comBlogger118125tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-36778833983629515272012-02-15T09:19:00.000-08:002012-02-15T09:19:58.739-08:00Festival commissariato. E se si leggessero tutti la Parabola del Fariseo e del Pubblicano?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-Crn4uwDvJcU/Tzvo3Fr2FXI/AAAAAAAAAME/xdenGsiyiO0/s1600/Adriano_Celentano-mi-fa-male-testo-parole.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/-Crn4uwDvJcU/Tzvo3Fr2FXI/AAAAAAAAAME/xdenGsiyiO0/s320/Adriano_Celentano-mi-fa-male-testo-parole.jpg" width="320" /></a></div>E io che pensavo che commissariassero solo i comuni, le province. In fondo anche lo Stato Italiano potrebbe considerarsi commissariato (in senso lato). Insomma, si commissaria (che parola orrenda e cacofonica) una funzione pubblica che, in quanto non più in grado per svariati motivi, di continuare sulle gambe di chi la detiene per il raggiungimento di obiettivi pubblici, viene affidata ad un soggetto esterno per un periodo preciso al fine di portare a termine determinati progetti e procedure.<br />
<br />
Invece qui stiamo parlando di un Festival. Di uno spettacolo. Di un divertimento. Il tutto perchè Adriano Celentano ha osato "cazziare" preti, stampa cattolica e compagnia bella.<br />
E non si fa, Adriano.<br />
Piaccia o meno, quello lanciato dal molleggiato è uno spunto di riflessione. Anche per la Chiesa. Non solo per il resto del Mondo. Va beh.<br />
Celentano spera che Avvenire e Famiglia Cristiana chiudano perchè "<i>si occupano di politica e delle beghe del Mondo e trovano sempre meno spazio per parlare di Dio</i>".<br />
Quindi, secondo quanto dice il Corriere.it, "<i>censura</i>" la stampa.<br />
<br />
"<i>Auspicare la chiusura di un giornale è invocare la censura, una intollerabile censura"</i> dice il Presidente di Rai Parolo Garimberti. Soprattutto perchè lo dice Celentano che si è spesso lamentato di essere vittima dello stesso trattamento.<br />
<br />
E ma...se non si può auspicare qualcosa (qualsiasi cosa, anche la chiusura di un giornale), la censura arriva come una scure. E a priori.<br />
<br />
E allora si censura la censura in un vortice di cani che "<i>se magnano</i>" la coda.<br />
<br />
Il vicedirettore generale per l'offerta Antonio Marano "darà una mano" per coordinare il Festival, dice la Lei. Mica che qualcuno provi ancora a censurare la censura che, a sua volta, si censura.<br />
<br />
Il tutto facendo passare in secondo piano il nocciolo della questione.<br />
<br />
Può piacere o meno. Può essere definito un qualunquista o no. Ma la bomba lanciata da Celentano dovrebbe essere spunto per rifilettere e non per chidere scuse, censurare la censura. Eccetera eccetera.<br />
<br />
Giusto per tirare in ballo Dio (quello delle scritture), di cui forse (ma forse eh...) stiamo parlando: Luca, nel suo Vangelo, scrive la celebre parola del Fariseo e del Pubblicano.<br />
<br />
<span style="font-size: 125%; font-style: normal;"><b>«</b></span><i> Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato</i> <span style="font-size: 125%;"><b>».</b></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/-Uk0bjQL1cFs/TzvpCbODt-I/AAAAAAAAAMM/_C5SKVTI1C8/s1600/fariseo.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="318" src="http://3.bp.blogspot.com/-Uk0bjQL1cFs/TzvpCbODt-I/AAAAAAAAAMM/_C5SKVTI1C8/s320/fariseo.gif" width="320" /></a></div><span style="font-size: 125%;"><br />
</span><br />
<span style="font-size: small;"><span><b>Una cosa è certa. I pubblicani si sono estinti. Almeno in tv. Che si tratti di preti che arrivano il giorno dopo a chidere le scuse di Celentano. O di Celentano in diretta tv. </b> </span></span>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-65107529932384067382012-02-15T00:36:00.002-08:002012-02-15T00:40:19.953-08:00Sanremo 2012: la musica, il ritorno del 2011 e la panolada dei ricchi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/-HxAk9O-Iaek/TztulJB-MHI/AAAAAAAAAL8/YTQg12nOhOk/s1600/sanremo2012.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="239" src="http://1.bp.blogspot.com/-HxAk9O-Iaek/TztulJB-MHI/AAAAAAAAAL8/YTQg12nOhOk/s320/sanremo2012.JPG" width="320" /></a></div>Suvvia, lo confesso. Io per Sanremo ci perdo la testa. Sì, perchè va detto: se una manifestazione arriva a spegnere 62 candeline, nonostante il passaggio di brutture musicali (negli anni s'intende), nonostante presentatori spesso fuori luogo. Nonostante tutto, Sanremo si è sempre iniziato e portato a termine. Quindi, per me è impossibile non seguirlo. Ha fascino solo il fatto che abbia storia. Ha fascino il fatto che su quel palco, la dice bene Gianni Morandi, siamo passate quasi 2000 canzoni,150 delle quali riecheggiano a memoria sulle bocche degli italiani (che sono tali quando gioca la Nazionale e, per altri versi, quando c'è Sanremo). Tutti gli anni, si scatenano coloro che acquistano dischi (che scaricano le canzoni, pardon) e dopo la prima sera si dice sempre che le canzoni di Sanremo fanno tutte "cagarissimo". Per me non è così. Sono arrivata preparata con la lettura dei testi (il tv Sorrisi e Canzoni serve a qualcosa: nonna saresti fiera di me) prima di sentire le canzoni e mi sono permessa di giocare dando qualche voto. In parola, come faceva la maestra Pina. Che si capisce meglio e si arriva prima al concetto che si vuole esprimere. Per ridere, nè.<br />
<br />
<b>ARISA (La Notte):</b> Chi la voleva eterna macchietta ha sbagliato a capire. Il testo è ricco di sofferenza. La musica è ritmica, si sta al passo con lei e con la sua voce bellissima. Impiegata diversamente rispetto a quanto già fatto in passato. <b>Coraggiosa (cambiare non è mai facile).</b><br />
<br />
<b>SAMUELE BERSANI (Il pallone):</b> La metafora del pallone, scusate, ma a me fa diventare matta (positivamente). La canzone non rimane nella testa, però. E, quindi, andrebbe riascoltata. In fondo chi l'ha detto che una canzone debba vincere se è orecchiabile? Bersani ha fatto tante cose (ps: fa 20 di carriera, giù il cappello) non orecchiabili apparentemente, ma bellissime (Replay, e la stessa Giudizi Universali stessa non è così cantabilissima ad un primo momento). "<i>Un pallone scappato sa rubare la scena alle ruote di un camion che in mezzo alla strada per caso lo sfiorano appena. Un pallone bucato non è più di nessuno. Anzi viene scansato da tutti i bambini e lasciato ingiallire nel fumo dei rifiuti bruciati</i>". <b>Bella da riascoltare</b>.<br />
<br />
<b>LUCIO DALLA E PIERDAVIDE CARONE (Ninì):</b> A sorpresa, Dalla si mette a dirigere l'orchestra e lo stesso Carone. Divertente, diverso. Non c'è che dire. Ma ricorda tanto la "beffa" dell'anno scorso, quando la bellissima canzone di Battiato e Madonia (L'Alieno) fu cantata solo nel finale dal cantatutore matematico. Detto questo, il testo è interessante e sembrerebbe dedicato ad un amore (non corrisposto) con una schiava. La voce di PierDavide (scettici antimariadefilippi staccate gli occhi dal monitor) è bella e arriva diretta, anche se il tutt'uno non è immediato. <b>Differenti</b>.<br />
<br />
<b>CHIARA CIVELLO (Al posto del Mondo):</b> Brava è brava questa cantante jazz arrivata da lontano, eppure da così vicino. In Giappone e in Brasile è una star. Qui forse farà fatica. Il suo timbro è bello, la sua presenza scenica musicale non si può discutere. La canzone rievoca immagini d'amore adolescenziale e libero, con le stelle, i prati e il Mondo che svanisce. Il brano, tuttavia, è uno di quelli che ariva meno in un primo momento. <b>Si farà.</b><br />
<br />
<b>GIGI D'ALESSIO E LOREDANA BERTE' (Respirare):</b> Più belli di quanto si potesse pensare. Insieme ridono e trasudano qualcosa di buono, per la verità. La canzone ha ritmo (ma sono l'unica che vorrebbe risentire la Bertè in un brano struggente?), ma il testo non dice più di quel che dice. Un bene? Un male? Se c'è di mezzo Loredana non si può non parlare di look. Che in testa abbia una parrucca? Scherzi a parte: la canzone è appena appena orecchiabile e, se dovesse far fortuna, la farebbe solo per i cantanti di successo che l'han portata sul Palco dell'Ariston. <b>Scettica.</b><br />
<br />
<b>DOLCENERA (Ci vediamo a casa)</b>: Apre lei questo Fetsival. Con la sua voce conquisterebbe chiunque e il brano ha un non so che di quotidiano e di anacronistico rispetto ai voli pindarici che si sentono di solito che davvero mi commuove. <b>Bella, capace.</b><br />
<br />
<b>EMMA MARRONE (Non è l'inferno):</b> Come dire, la canzone italiana non è solo miele. Finalmente, verrebbe da dire, torna sul palco anche un argomento sociale di attualità come il lavoro, come le famiglie in difficoltà. Come i suicidi (presi di lato e senza mai nominarli). Il sangue dato per il paese poteva risparmiarselo, effettivamente. Ma la passione è il 60% in una canzone.<b> Impegnata</b>.<br />
<br />
<b>EUGENIO FINARDI</b> <b>(E tu lo chiami Dio)</b>: E tu lo chiami Dio. Finardi canta, sa farlo. Ha una voce inconfondibile. Ha un testo forte. "<i>Io non do mai nomi alle cose più grandi di me</i>". Finardi ne sa. Si riconosce. E si imita da solo. <b>Finardi ne sa.</b><br />
<br />
<b>IRENE FORNACIARI (Grande mistero):</b> Questa ragazza esprime energia da tutti i pori. Indiscutibilmente brava, se ne sbatte del look e arriva sul palco con una tovaglia arrotolata in vita. Il testo è di Van De Sfroos e si sente con i suoi gatti, le sue lune a dondolo e i rami che si mescolano ai sospiri. Nonostante il ritmo forte, tenuto alto da Irene, la canzone parla di morte. Parla di notte. Di onda che risucchia. <b>Capace ed evocativa</b>.<br />
<br />
<b>MARLENE KUNZ (Canzone per un figlio):</b> Testo interessante, dedicato a chi verrà, alla sua felicità che gli stupidi rendono facile. E' rock. E' il rock dei Marlene Kunz (diverso dagli altri). La canzone non arriva immediata, ma anche "La canzone che scrivo per te" mi è arrivata settimane dopo che l'avevo ascoltata per la prima volta. <b>Parola d'ordine: loop e attendere</b>.<br />
<b><br />
</b><br />
<b>MATIA BAZAR (Sei tu)</b>: Lo confesso. Li aspettavo al varco. Il testo è tremendamente sanremese, nell'accezione peggiore del termine, con "sei tu che mi hai rubato il cuore" pensavo si fosse toccato il fondo. Ma la canzone è orecchiabile. E' per Sanremo. Loro sono grandi musicisti, lei una grande voce. <b>Se è vero che le orecchie parlano: questa canzone può andare avanti.</b><br />
<br />
<b>NOEMI (Sono solo parole): </b>Testo di Fabrizio Moro (uno che ha sfornato della bella roba, tra "Pensa" e "Eppure mi hai cambiato la vita"). Nonostante tutto, non sono convinta. La canzone non dà quel che mi aspetto. La musica neanche. E Noemi, a dirla tutta, mi pare anche un po' giù di tono. <b>Evabbeh, la risentirò.</b><br />
<b><br />
</b><br />
<b>FRANCESCO RENGA (La tua bellezza)</b>: Una canzone dedicata alla figlia (credo io, nè) con il padre che si compiace del fatto che la bellezza della creatura sia la parte migliroe di lui. Una bellezza furiosa (tipica dei figli che crescono) e fragile (come sono sempre i figli nei confronti dei genitori di tutte le età). La voce di Renga fa il resto. <b>Bella e ascoltabile alla radio</b>.<br />
<br />
<b>NINA ZILLI (Per sempre):</b> Mi ha conquistato, confesso. A vederla arrivare parrebbe il fantasma di Amy, ma invece è una voce lucente e al limite del metallico piacevole e che canta l'amore. Quello finito che però poi torna. Poi speri. Cose così. La canzone potrebbe vincere. Forse. Ma vince la canzone più bella a Sanremo?<b> Io la tifo.</b><br />
<br />
Chiudo con la citazione di Rocco Papaleo che qualcuno legge come un messaggio contro i furbetti. Io lo leggo come uno sfanculo a chi agitava i fazzoletti all'Ariston per il meccanismo di votazione inceppato. <br />
<br />
<i>"C'è un campo di girasoli a Cortona d'Arezzo / c'è un campo di paraculi a Cortina d'Ampezzo".</i><br />
<br />
Si sa, in sala non ci stanno mica quelli del ceto medio. Ci stanno i ricchi. Sì, i ricchi paraculi. Si è inceppato il meccanismo e la gara è saltata. Chi lavora sbaglia. Le macchine pure. Quanto casino per niente. Questa è la parte del Festival che mi fa venire prurito. Mitico Rocco. Non c'è che dire.<br />
Ah, Luca e Paolo chiedono torni il Berlusca, la tipa con il nome impronunciabile è malata e tornano Belen e Canalis (vince sempre l'argentina 10 a 0). Non parlo di Adriano. Perchè Adriano si può solo ascoltare. Tanto lo fate tutti. Anche chi invoca il suo silenzio. E poi si lamenta che sta zitto. E cose così.Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-43788371540700060102012-02-14T07:17:00.000-08:002012-02-14T07:17:17.636-08:00Partito Democratico Primarie Genova - Il pallone è mio e si fa come dico. Anzi, non si gioca più<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/-51XPiafu3Ss/Tzp53gRQexI/AAAAAAAAAL0/cnRlBulwEwU/s1600/pier-luigi-bersani2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://4.bp.blogspot.com/-51XPiafu3Ss/Tzp53gRQexI/AAAAAAAAAL0/cnRlBulwEwU/s320/pier-luigi-bersani2.jpg" width="320" /></a></div><br />
Il Partito Democratico dovrebbe anzitutto capire i significati delle due parole che compongono il suo nome:<br />
<br />
- <b>Partito:</b> Associazione di persone che condividono la medesima visione politica.<br />
- <b>Democratico</b>: Aggettivo riferito a persone o sodalizi che tendano (per natura e intenti) al governo dei più, quindi del popolo.<br />
<br />
<u><b>Regola numero 1</b></u><br />
<br />
- Non si può pretendere di inventare un gioco e di voler sempre vincere. Il pallone è mio e si fa come dico io: era rigore, lo batte il più forte dei miei. Anzi, se il portiere si leva, meglio ancora.<br />
<br />
<u><b>Regola numero 2</b></u><br />
<br />
- Un militante del Pd dovrebbe sempre essere felice di qualsiasi risultato delle Primarie. Perchè, se non ci son stati brogli, vince il candidato scelto che ha ricevuto la maggioranza dei voti. Quindi, vince la democrazia, il democratico...<br />
<br />
<u><b>Domanda numero 1</b></u><br />
<br />
Perchè aprire sempre ferite e drammi all'interno delle coalizioni e dello stesso Partito Democratico ogniqualvolta il candidato del Pd non vince le primarie (tra l'altro, la stragrande maggiorenza...)?<br />
<br />
<u><b>Domanda numero 2 </b></u><br />
<br />
Come convincere gli italiani di essere una forza alternativa se tutte le sante volte ci sono scene di delirio scolaresco come quelle viste a Genova? <br />
<br />
<u><b>Dal Messaggero. </b></u><br />
Dichiarazioni del sindaco uscente <b>Marta Vincenzi</b>: "<i>Da maggio non ci sarà più un sindaco donna in nessuna grande città italiana, né di destra, né di sinistra</i>" (Azz, che problema!).<br />
Cita Ipazia, matematica, astronoma e filosofa di Alessandria d’Egitto, uccisa da una folla di cristiani in tumulto (ve l'ho detto che siamo a scuola).<br />
<i>"Comunque, a lei andò peggio. Oggi le donne riescono a non farsi uccidere quando perdono" </i>(Non lamentiamoci quindi)<i>.</i><br />
<br />
Quindi, il problema oggi è femminile. E' maschile. Ha vinto un uomo, non una donna. Ha vinto un uomo appoggiato da un omosessuale. Oddio, che cosa atroce. Doveva vincere una donna, per rivendicare quella lì, Ipazia d'Egitto (ironico, tutto). <i></i><br />
<i><br />
</i><br />
<b>Dal Messaggero/2 </b><br />
<b>Pier Luigi Bersani:</b> "<i>E’ logico che, se ci si presenta con due candidati, il Pd rischia di perdere</i>" (Ah, sì?)<br />
<br />
<b>Dal Messaggero/3</b> <br />
Sulle primarie, si va avanti così, ma lo stesso Bersani fa un’ammissione: "<i>Sarebbe cosa buona, logica, normale, che il Pd scegliesse la sua candidatura per le primarie con una selezione interna</i>".<br />
<br />
E ma...così sarebbe meno democratico. No? <br />
<br />
Per la cronaca: vince Marco Doria appoggiato dal Sel e il Pd perde con la Vincenzi e con Roberta PinottiElena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-62793651337866340132011-03-21T15:35:00.000-07:002011-03-21T15:35:46.377-07:00Scusatemi e non strappatevi le vesti!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://lh3.googleusercontent.com/-KEVeVuElVkU/TKeBFvktI-I/AAAAAAAAABA/fgRA-X-Bg1s/s1600/elena+che+dorme.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://lh3.googleusercontent.com/-KEVeVuElVkU/TKeBFvktI-I/AAAAAAAAABA/fgRA-X-Bg1s/s320/elena+che+dorme.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">E va bene, scusatemi. E’ vero, sono stata molto assente. Moltissimo. Si sta parlando di più di un mese di assenza e questo non è giusto nei confronti dei miei amici lettori: no, no, vi prego, non fate così. Non strappatevi le vesti. Giuro che rimedierò. Da domani, però. Perché, a furia di non scrivere…son collassata!</div><div style="text-align: justify;">Buona notte!</div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-57549147859078206862011-02-09T10:56:00.000-08:002012-01-21T06:56:17.613-08:00Grazie a Dio, a volte si torna immaturi....<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TVLhZvKojnI/AAAAAAAAALo/VCfRxD4PZmU/s1600/Immaturi---04.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="345" src="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TVLhZvKojnI/AAAAAAAAALo/VCfRxD4PZmU/s400/Immaturi---04.jpg" width="400" /></a></div><span id="goog_818973693"></span><span id="goog_818973694"></span><br />
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Che Ambra fosse un mito lo pensavo prima. E lo penso ora. Che Ricky Memphis avesse qualcosa di più, rispetto all’ombra del poliziotto romanista, pure. Così come poca è stata la sorpresa nel vedere che Luca&Paolo non sanno solo fare i pirla alle Iene, ma si sanno anche calare nei panni di due soggetti classe 1972 che vivono una vita sul binario della normalità, salvo poi ritrovarsi felici e un po' malinconici per un muretto ritrovato. Ho visto “Immaturi”, il film di Paolo Genovese che può apparire – da locandina e trailer – una sorta di annegamento nelle lacrime nostalgiche d’altri tempi: di quando si andava a scuola, di quando tutto era più bello, di quando non c’erano pensieri. Di quando si stava meglio, insomma. Invece, il film - che presenta un cast di tutto rispetto all’italiana - ha una trama che si costruisce sulla vita di chi vive i propri quarant’anni diversamente da come si sono vissuti i venti. Grazie a Dio, verrebbe da dire. Da spiegare questo film non è semplicissimo: non pensate di andare a vedere un amarcord, questo no. Non pensate di andare a vedere una commedia tragica durante la quale si torna indietro e si ridiventa coglioni come a vent’anni. Pensate solo di andare a vedere un film che fa tornare un po’ indietro, questo sì: guardando a volte “il logorio della vita moderna” con gli occhi di ieri, ma con le speranze di oggi e i figli di domani. Uno psichiatra, una chef, una responsabile marketing, un dj radiofonico, un agente immobiliare mammone e un infedele. Recensione superveloce, viva e che viene dal cuore senza troppo soffermarsi. In ogni caso, ci sono scene del film che - come si dice in gergo - "fanno spaccare"...Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-3376005586316845352011-01-30T06:05:00.000-08:002011-01-30T06:05:27.708-08:00Novecento: un monologo assurdo di una storia pazzesca<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TUVwF1sPHKI/AAAAAAAAALg/4TTVlFWvD1Y/s1600/novecento.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TUVwF1sPHKI/AAAAAAAAALg/4TTVlFWvD1Y/s1600/novecento.jpg" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Sono sessanta pagine. Viaggiano veloci, più del Virginian, il piroscafo di cui narra. E’ una storia di musica, di amore verso il pentagramma e, soprattutto, una storia d’amore verso quelli che si possono definire i “<i>diversi</i>”. E non nel senso sessuale del termine. Bensì nel senso caratteriale, vitale che questa parola sa esprimere. Il teatro di questa storia è il mare, con la sua linea orizzontale che divide il reale dal sogno. Novecento - così si chiama il personaggio di questo monologo, scritto da Alessandro Baricco e dalla sua particolarissima penna – è un libricino che si legge in una sera e che suona più come una sceneggiatura (spesso si legge che l’attore esce di scena) e credo che il modo migliore per invogliare qualcuno a leggere quest’opera non sia una recensione dettagliata, bensì qualche spot di frasi tratte dal monologo. Basteranno per invogliarvi:</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“<i>Negli occhi della gente di vede quello che vedranno, non quello che hanno visto</i>”.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“<i>Suonavamo perché l’Oceano è grande, e fa paura, suonavamo perché la gente non sentisse passare il tempo, e si dimenticasse dov’era e chi era. Suonavamo per farli ballare, perché se balli non puoi morire, e ti senti Dio</i>”.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“<i>Non sei fregato veramente finchè hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla</i>”.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“<i>Il Mondo, magari, non l’aveva visto mai. Ma erano ventisette anni che il mondo passava su quella nave: ed erano ventisette anni che lui, su quella nave, lo spiava. E gli rubava l’anima</i>”.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“<i>Sapeva ascoltare. E sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso: posti, rumori, odori, la loro terra, la loro storia</i>”. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“<i>La gente fa così. E’ cattiva con quelli che perdono</i>”.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“<i>Per l’ultima volta, lì a dirci tutte le cose che mica puoi dirti, con le parole</i>”.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“<i>E’ sorprendente come sia inutile, suonare una tromba, quando c’hai una guerra intorno. E addosso, che non ti molla</i>”.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“<i>Andavo di fantasia, e di ricordi, è quello che ti rimane da fare, alle volte, per salvarti, non c’è più nient’altro. Un trucco da poveri, ma funziona sempre</i>”.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Da leggere. Anche per più volte. Tanto, c’è da “<i>perderci sopra</i>” solo una serata.</div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-67762714306250721722011-01-25T07:54:00.000-08:002011-01-25T07:54:35.159-08:00Caro Mike, due parole per te...<div style="text-align: justify;">Caro Mike, oggi più che mai mi vengono in mente tutte le tue gaffes: la Longari e il suo uccello, la Berti a Sanremo 1906, Fausto Tozzi (magari Umberto…), Paolo Bolis (al posto di Paolo Bonolis), la filanda la belinda e la Bernarda... Mi viene in mente quando ti incazzavi con la Elia, con Sgarbi. Mi viene in mente quando facevi finta di litigare a distanza con Pippo Baudo. Mi viene in mente che non avevi paura di un bel niente. Soprattutto di non poter raccogliere l’approvazione di tutti. Il gesto che ti vede vittima – la trafugazione della tua salma – non ha tanti commenti a livello morale. Che dire di chi ruba ciò che rimane di una vita come la tua (di una vita e basta, verrebbe da dire)? Per la salma di Enrico Cuccia fu chiesto un riscatto (e i Carabinieri arrestarono i due colpevoli). Per te, mi verrebbe da dire che non c’è riscatto che tenga. Se è vero che è il ricordo di chi resta sulla terra a tenere in vita una persona, stai tranquillo che i soldi che chiederanno (se li chiederanno) non saranno mai abbastanza…</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/wcrtGZfmdtc?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-91212649681722835912011-01-19T00:52:00.000-08:002011-01-19T00:52:03.233-08:00La notte è più bello, sapere che nel mondo nessuno è normale<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TTal9V_7oXI/AAAAAAAAALc/kmsXERdUWTk/s1600/spartito-jovanotti-a-te.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TTal9V_7oXI/AAAAAAAAALc/kmsXERdUWTk/s1600/spartito-jovanotti-a-te.gif" /></a></div><br />
<b>Un capolavoro: capacità descrittiva 10, capacità di cogliere i particolari pure. Da leggere, anche se in questo caso la voce di Lorenzo fa un buon 50%. Buona giornata.</b><i> </i><br />
<br />
<i>La notte è più bello, si vive meglio,</i><br />
<i>per chi fino alle 5 non conosce sbadiglio,</i><br />
<i>e la città riprende fiato e sembra che dorma,</i><br />
<i>e il buio la trasforma e le cambia forma</i><br />
<i>e tutto è più tranquillo tutto è vicino</i><br />
<i>e non esiste traffico e non c'è casino</i><br />
<i>almeno quello brutto, quello che stressa,</i><br />
<i>la gente della notte sempre la stessa</i><br />
<i>ci si conosce tutti come in un paese,</i><br />
<i>sempre le stesse facce mese dopo mese</i><br />
<i>e il giorno cambia leggi e cambia governi</i><br />
<i>e passano le estati e passano gli inverni,</i><br />
<i>la gente della notte sopravvive sempre</i><br />
<i>nascosta nei locali confusa tra le ombre.</i><br />
<i>La gente della notte fa lavori strani,</i><br />
<i>certi nascono oggi e finiscono domani,</i><br />
<i>baristi, spacciatori, puttane e giornalai,</i><br />
<i>poliziotti, travestiti gente in cerca di guai,</i><br />
<i>padroni di locali, spogliarelliste, camionisti,</i><br />
<i>metronotte, ladri e giornalisti,</i><br />
<i>fornai e pasticceri, fotomodelle,</i><br />
<i>di notte le ragazze sembrano tutte belle,</i><br />
<i>e a volte becchi una, in discoteca,</i><br />
<i>la rivedi la mattina e ti sembra una strega,</i><br />
<i>la notte fa il suo gioco e serve anche a quello</i><br />
<i>a far sembrare tutto, tutto un po' più bello.</i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>Parlare in una macchina davanti a un portone</i><br />
<i>ed alle quattro e mezzo fare colazione</i><br />
<i>con i cornetti caldi e il caffelatte</i><br />
<i>e quando sorge il sole dire buonanotte</i><br />
<i>e leggere il giornale prima di tutti,</i><br />
<i>sapere in anteprima tutti i fatti belli e brutti,</i><br />
<i>di notte le parole scorrono più lente</i><br />
<i>però è molto più facile parlare con la gente,</i><br />
<i>conoscere le storie, ognuna originale,</i><br />
<i>sapere che nel mondo nessuno è normale.</i><br />
<i>Ognuno avrà qualcosa che ti potrà insegnare,</i><br />
<i>gente molto diversa di ogni colore.</i><br />
<i>A me piace la notte gli voglio bene</i><br />
<i>che vedo tante albe e pochissime mattine,</i><br />
<i>la notte mi ha adottato e mi ha dato un lavoro</i><br />
<i>che mi piace un sacco anzi io l'adoro.</i><br />
<i>Mi chiamo Jovanotti faccio il deejay,</i><br />
<i>non vado mai a dormire prima delle sei.</i>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-77410694219292823892011-01-17T07:59:00.000-08:002011-01-17T07:59:27.291-08:00Mila e Shiro: non un cartone, ma un energetica filosofia di vita<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TTRnM98zFPI/AAAAAAAAALY/fXmmPA-PuZA/s1600/milaazuki.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TTRnM98zFPI/AAAAAAAAALY/fXmmPA-PuZA/s1600/milaazuki.jpg" /></a></div><b><br />
</b><br />
<b><br />
</b><br />
<b>Mila Azuki, , Shiro Takiki, Kaori Takigawa, Nami Hayase, Tullia Kaido, Yoghina Yokono, Mister Daimon, Mister Mitamura.</b><br />
<br />
Saranno anche parole giapponesi e solitamente incomprensibili agli occidentali, ma tutti gli amanti della pallavolo hanno una visione ben precisa di questi nomi e cognomi: fatta di volti, musiche, sensazioni ormai passate e lontane nel tempo, nonché particolarità indimenticabili. Stiamo parlando di anime giapponesi, dette cartoni animati. E sarà perché quando siamo bambini assorbiamo in fretta comportamenti, idee e passioni, ma non esiste oggi un trentenne medio che non sappia a memoria le caratteristiche del cartone animato giapponese “Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo”.<br />
<br />
Continua a leggere il mio articolo su <a href="http://www.dotvolley.it/blog/8543/prodotti-della-pallavolo/mila-e-shiro-due-cuori-nella-pallavolo-il-volley-in-anime-presentazione-e-prima-puntataparte-1.html">dotvolley.it</a>. Alla fine, troverai la parte 1 della prima puntata della serie.Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-29195189082329031762011-01-16T05:11:00.000-08:002011-01-16T05:11:57.515-08:00La panchina della nostalgia: Malesani, Mazzone e Trapattoni<b>Qualcosa per la quale la domenica è stata davvero domenica. A parte tutto, tre miti e mille sorrisi. Partendo da Milano, passando da Verona fino ad arrivare a Roma, ecco qui tre casi da studiare e da guardare, a mio parere, con un po' di nostalgia...</b><br />
<br />
<b>Alberto Malesani in salsa greca</b><br />
<b><br />
</b><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/CQm9RJfoVoA?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div><b><br />
</b><br />
<b>Carletto Mazzone the very special one</b><br />
<b><br />
</b><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/io2g20rkkxE?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><b>L'umiltà inimitabile del Trap</b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><b><br />
</b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><b><br />
</b></div><div style="text-align: center;"><iframe allowfullscreen='allowfullscreen' webkitallowfullscreen='webkitallowfullscreen' mozallowfullscreen='mozallowfullscreen' width='320' height='266' src='https://www.youtube.com/embed/K1mNuhc4oog?feature=player_embedded' frameborder='0'></iframe></div><br />
<b><br />
</b>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-49469226178331936162011-01-15T00:16:00.000-08:002011-01-15T00:16:38.942-08:00Franco Battiato e la sua stagione dell'amore<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TTFX3rBFpMI/AAAAAAAAALU/3W0suZGg7A4/s1600/franco-battiato.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TTFX3rBFpMI/AAAAAAAAALU/3W0suZGg7A4/s320/franco-battiato.jpg" width="297" /></a></div><b><br />
</b><br />
<b><br />
</b><br />
<b>Oggi proporrei Franco Battiato con "La stagione dell'amore". Una canzone che probabilmente solo gli appassionati conoscono e che andrebbe letta come una poesia. Buona lettura, perchè...i testi delle canzoni volano sopra la musica. </b><br />
<br />
<br />
<i>La stagione dell'amore viene e va, </i><br />
<i>i desideri non invecchiano quasi mai con l'età. </i><br />
<i>Se penso a come ho speso male il mio tempo </i><br />
<i>che non tornerà, non ritornerà più. </i><br />
<i>La stagione dell'amore viene e va, </i><br />
<i>all'improvviso senza accorgerti, la vivrai, ti sorprenderà. </i><br />
<i>Ne abbiamo avute di occasioni </i><br />
<i>perdendole; non rimpiangerle, non rimpiangerle mai. </i><br />
<i>Ancora un'altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore. </i><br />
<i>Nuove possibilità per conoscersi </i><br />
<i>e gli orizzonti perduti non ritornano mai. </i><br />
<i>La stagione dell'amore tornerà </i><br />
<i>con le paure e le scommesse questa volta quanto durerà. </i><br />
<i>Se penso a come ho speso male il mio tempo </i><br />
<i>che non tornerà, non ritornerà più. </i>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-84766142203113802011-01-13T05:50:00.000-08:002011-01-13T05:50:48.057-08:00Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare: pensieri e verità<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TS8C-uZYeiI/AAAAAAAAALQ/YeQAHwIDefQ/s1600/Chi-e%25CC%2580-senza-copia1717.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TS8C-uZYeiI/AAAAAAAAALQ/YeQAHwIDefQ/s1600/Chi-e%25CC%2580-senza-copia1717.png" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare. Mai una verità è stata detta in maniera più vera e, se vogliamo, violenta. Non si tratta di una massima, ma del titolo di una raccolta scritta da Vincenzo Costantino. Una raccolta indefinibile, per come la vedo io. Perché i testi stampati all’interno di questo piccolo libricino non sono leggibili come pure poesie, né come racconti. Forse sono pensieri. Ecco, la parola giusta è “pensieri”. Pensieri su qualsiasi cosa possa nascere da un teatro di vita come Milano: città che spesso ti lascia solo, ma che molte volte ti rende libero. E spesso le due cose vanno di pari passo nella vita di ogni uomo: la solitudine e la libertà. Vincenzo Costantino, riesce a rendere immagini milanesi come in pochi onestamente son riusciti a fare. Si parla della Milano di oggi o di quella di qualche decennio fa. Ma si parla sempre della stessa Milano che c’è con le sue bellezze, con le sue bruttezze, con i suoi modi tremendi di arrivarti sul muso come un cazzotto. A volte nel linguaggio, Costantino va veloce e non bada ai conformismi che eviterebbero certe parole. Va dritto all’obiettivo e scatena sempre qualcosa, piccolo o grande che sia: un piccolo stupore, una grande risata o una forte espressione che dice “sì, gli odori descritti son veri”.</div><div style="text-align: justify;">Si legge mentre si aspetta di fare una fermata di treno. Si legge nei momenti da riempire della giornata. Non quelli passati a riposare. Quelli che rompono: i momenti morti. Veloce. Si legge. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Per gradire:</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“<i>Provare a scoprire la propria città, intraprendere questo viaggio è un lavoro, un lavoro ignobile perché la città sei tu. Sei tu che la vesti, che gli dai voce, che la profumi o la impesti. La città è quello che siamo e chi ha voglia ma soprattutto il coraggio di scoprire se stesso correndo il rischio di non piacersi. Possiamo cambiare città, ma non possiamo cambiare la nostra impronta. Uno dei pochi aspetti piacevoli che mi fanno partire dalla mia città è la consapevolezza che poi ci devo tornare ed è meraviglioso tornare a casa. Milano ti amo. Come si ama il ricordo della prima puttana. Come si ama sempre chi non ti corrisponde. Quindi…vai a fare in culo amore mio, non mi somigli per niente!</i>”</div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-33326985196842252952011-01-11T05:30:00.000-08:002011-01-11T05:30:58.894-08:00Pensieri e parole: Roma città eterna<div style="text-align: justify;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TSxaH8RzyNI/AAAAAAAAALE/cqFq-xwCg7Q/s1600/DSC_0324.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="214" src="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TSxaH8RzyNI/AAAAAAAAALE/cqFq-xwCg7Q/s320/DSC_0324.JPG" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Roma città eterna. Non tanto perché sta lì da sempre. Anche. Quanto perché è eterno il gusto che ti lascia: di stupore e di incompiuto. Nel senso che tante sono le bellezze che oggi osserviamo a metà. E forse la parola “incompiuto” non è propriamente esatta, poiché intende un percorso che dal niente va verso il tutto. Che, per svariati motivi, si ferma prima e che trova nell’opera non finita stupore l’ammirazione, ma soprattutto attesa febbricitante.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Per Roma, invece, l’iter è inverso: da ciò che c’era (e che nessuno conosce) a ciò che è rimasto oggi, alla sua forza di resistere all’ingiallimento del tempo e alla voglia di stimolare fantasia, curiosità e desiderio di conservazione.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Incompiuta – se decidiamo di usare questa parola – è la sensazione che la città eterna ti lascia addosso. Anche perché a Roma una visita rimarrà sempre tale e mai si potrà affermare: di Roma ho visto tutto. Ogni volta se ne vede un pezzetto in più. Ogni volta c’è sempre qualcosa di diverso da gustare (cucina compresa). Ogni volta, Roma è sempre differente da come te la ricordavi, da come l’hai vista, dal perché l’hai vista. </div><div style="text-align: justify;">Saranno le persone, il clima, i percorsi in metropolitana, i piatti tipici.</div><div style="text-align: justify;">Forse Pupo l’ha cantata per Firenze, ma sulla sua parola anche “a Roma, non vedi niente in una volta sola”.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TSxZpwOFmUI/AAAAAAAAALA/zA7JNkSLv6M/s1600/CSC_0415.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TSxZpwOFmUI/AAAAAAAAALA/zA7JNkSLv6M/s320/CSC_0415.JPG" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-35879186605703606232011-01-08T10:23:00.000-08:002011-01-08T10:23:12.982-08:00"Vita da...": le recensioni/parla Ivan Bavuso<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TOqP8y7SgoI/AAAAAAAAAE0/37Goc94n8Z8/s1600/VITA+DA%25282%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TOqP8y7SgoI/AAAAAAAAAE0/37Goc94n8Z8/s320/VITA+DA%25282%2529.jpg" width="212" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b><span class="Apple-style-span" style="background-color: orange;">Questo è Ivan Bavuso. Giornalista, autoironico, consapevole, brontolone ma pigramente attivo. Lui è riuscito a fare la prefazione di questo libro e anche la recensione. Un mito</span></b></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Scrivere la recensione a “Vita da”, dopo avere contribuito a riempire le pagine di questo divertentissimo libro firmandone la prefazione, non è impresa facile. Non lo è perché tutta la spinta creativa, quel poco di cui madre natura mi ha dotato, è stata spesa per tentare di buttare giù qualcosa di sensato. Ora, impelagandomi in questa recensione, dovrei trovare argomenti che risultino originali per “costringere” l’eventuale lettore a sfogliare l’opera di Elena Sandrè. </div><div style="text-align: justify;">Costringere è un verbo che ho volutamente virgolettato per prendere in giro l’autrice, anche perché tutte le persone che, per colpa mia, si sono addentrate in questa lettura scanzonata e un po’ guascona, l’hanno praticamente bevuta con la stessa naturalezza con cui si beve una fresca bibita in un giorno d’estate.</div><div style="text-align: justify;">Ad ogni modo “Vita da” è un libro che ti catapulta nel paradosso della quotidianità. Un paradosso che spesso ci sfugge perché non siamo abituati a guardare l’ordinario con occhi stravaganti e ironici. E’ un po’ come nella teoria del “fanciullino” di pascoliana memoria (e ora immagino cosa possa pensare lo sfortunato che si sia imbattuto in questa mia letteraria riflessione, posso persino sentire il rumore di zebedei che si infrangono sul pavimento) dove la sensibilità più acuta è rimasta prigioniera nell’età più tenera. Il pregio principale dell’autrice di “Vita da” è quindi quello di scorgere e saper poi raccontare scorci esilaranti della propria storia e quelli delle persone con cui si confronta ogni giorno.</div><div style="text-align: justify;">Una lettura da non perdere capace di tenerti inchiodato alle pagine dalla prima all’ultima, per poi, metterti davanti al quesito dei quesiti: “Ma possibile che ci siano così tanti matti in giro?”</div><div style="text-align: justify;">Ivan Bavuso </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-85386797093233349392011-01-05T00:16:00.000-08:002011-01-05T00:16:18.977-08:00Mio fratello è figlio unico: perchè....<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TSQoeu-ORuI/AAAAAAAAAK8/LgEuGa5zu_k/s1600/Musica-rinogaetano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="211" src="http://3.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TSQoeu-ORuI/AAAAAAAAAK8/LgEuGa5zu_k/s320/Musica-rinogaetano.jpg" width="320" /></a></div><b><br />
</b><br />
<b><br />
Oggi propongo per la rubrica soprannominata "testi che volano sopra la musica", una composizione del buon Rino Gaetano. "Mio fratello è figlio unico". Da leggere e guardare fino in fondo.</b><br />
<br />
<i>Mio fratello è figlio unico</i><br />
<i>perche' non ha mai trovato il coraggio di operarsi al fegato</i><br />
<i>e non ha mai pagato per fare l'amore</i><br />
<i>e non ha mai vinto un premio aziendale</i><br />
<i>e non ha mai viaggiato in seconda classe</i><br />
<i>sul rapido Taranto-Ancona</i><br />
<i>e non ha mai criticato un film senza prima, prima vederlo</i><br />
<i>mio fratello e' figlio unico</i><br />
<i>perche' e' convinto che Chinaglia non puo' passare al Frosinone</i><br />
<i>perche' e convinto che nell'amaro benedettino</i><br />
<i>non sta il segreto della felicita'</i><br />
<i>perche' e' convinto che anche chi non legge Freud</i><br />
<i>puo' vivere cent'anni</i><br />
<i>perche' e' convinto che esistono ancora</i><br />
<i>gli sfruttati malpagati e frustrati</i><br />
<i>mio fratello e' figlio unico sfruttato</i><br />
<i>represso calpestato odiato e ti amo Mariù</i><br />
<i>mio fratello e' figlio unico, deriso</i><br />
<i>frustrato picchiato derubato e ti amo Mariù</i><br />
<i>mio fratello e' figlio unico, dimagrito</i><br />
<i>declassato sottomesso disgregato e ti amo Mariù</i><br />
<i>mio fratello e' figlio unico, frustato</i><br />
<i>frustrato derubato sottomesso e ti amo Mariù</i><br />
<i>mio fratello e' figlio unico deriso</i><br />
<i>declassato frustrato dimagrito e ti amo Mariù</i><br />
<i>mio fratello e' figlio unico malpagato</i><br />
<i>derubato deriso disgregato e ti amo Mariù</i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>Per la foto: <a href="http://www.keysweb.it/musica/det.asp?title=Mio_fratello_%E8_figlio_unico,_Rino_Gaetano&page=Testi_e_Traduzioni&cod=MUS10019">keysweb</a></i>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-30488855019453790192011-01-04T12:31:00.000-08:002011-01-04T12:31:10.497-08:00Dan Peterson torna a Milano: Fenomenale!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TSOC3IwnzhI/AAAAAAAAAK4/nh1Ya_BNHoM/s1600/Dan+Peterson_sp+101210.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="164" src="http://4.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TSOC3IwnzhI/AAAAAAAAAK4/nh1Ya_BNHoM/s320/Dan+Peterson_sp+101210.JPG" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><i>Mamma butta la pasta</i>…. Ci siamo abituati a sentirgli dire questa frase a Dan Peterson e, a dirla tutta, chi ha meno di trent’anni l’ha sentito solo così. Ma chi poi si è avvicinato al basket non può non aver sperimentato sul campo le sue invenzioni: difesa 1-3-1, attacco a L, eccetera eccetera. </div><div style="text-align: justify;">Dan Peterson è stato un rivoluzionario della pallacanestro. E’ arrivato in Italia dalla sua amata Chicago per lasciare il segno e ci è riuscito, prima a livello nazionale a Bologna, poi in tutta Europa con l’Olimpia Milano. Ha portato in Italia campioni NBA del livello di Bob McAdoo e Mike D’Antoni che ancora oggi lo ricordano come maestro e grande amico. </div><div style="text-align: justify;">Riparte da dove aveva lasciato ventitre anni fa, da una sfida con Caserta – i milanesi sperano con lo stesso risultato – per cercare di dimostrare che è ancora un inventore del basket e, nonostante gli anni d’assenza dal parquet, la pallacanestro è rimasta il suo pane quotidiano. Magari il ritorno inatteso può essere visto come una mossa di marketing della dirigenza meneghina, ma sicuramente Dan rappresenta un personaggio carismatico che può dare una scossa non solo ai giocatori in campo, ma anche ad un palazzetto ultimamente un po’ freddino come il Forum.</div><div style="text-align: justify;">Non sono rare – infatti e purtroppo - le volte che a guardare una gara dell’Olimpia in tv si sentono i rumori delle scarpe che “<i>sgommano</i>” a terra, quando ben diversa è l’attrazione che le scarpette rosse hanno sempre suscitato nel loro pubblico.</div><div style="text-align: justify;">Per il resto, che dire? Se dopo 23 anni di assenza dalla panca, a 75 primavere compiute, un uomo americano dice: “L’ho fatto per amore verso Milano e l’Olimpia. Non l’avrei mai fatto per nessun’altro”, forse siamo davanti a qualcosa di epocale che difficilmente rivedremo nello sport agonistico negli anni a venire. E se il Lipotn Ice Tea adesso è considerato “fenomenale”, lo deve solo a lui…</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">(Si ringrazia Michele per la collaborazione tecnica) </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Per la foto 1: <a href="http://www.sportitalia.com/shownews.aspx?id=19270">sportitalia</a> </div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-8400472635393141632011-01-03T23:39:00.000-08:002011-01-05T00:17:09.640-08:00I matti vanno contenti al guinzaglio della pazzia...<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TSLOPPdjhfI/AAAAAAAAAK0/MNkUh65Z4aQ/s1600/degregori.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TSLOPPdjhfI/AAAAAAAAAK0/MNkUh65Z4aQ/s1600/degregori.jpg" /></a></div><br />
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<b>Diciamo che spesso i testi delle canzoni ci sfuggono: tra un giro al computer, il telefono che suona e un semaforo rosso, spesso sentiamo la musica, ma non ascoltiamo le canzoni. Quindi, perchè non provare a leggere senza la radio? Un bacio e un saluto a tutti i matti. Così, per gradire...</b><br />
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<i>I matti vanno contenti, tra il campo e la ferrovia.</i><br />
<i>A caccia di grilli e serpenti, a caccia di grilli e serpenti.</i><br />
<i>I matti vanno contenti a guinzaglio della pazzia,</i><br />
<i>a caccia di grilli e serpenti, tra il campo e la ferrovia.</i><br />
<i>I matti non hanno più niente, intorno a loro più nessuna città,</i><br />
<i>anche se strillano chi li sente, anche se strillano che fa.</i><br />
<i>I matti vanno contenti, sull'orlo della normalità,</i><br />
<i>come stelle cadenti, nel mare della Tranquillità.</i><br />
<i>Trasportando grosse buste di plastica del peso totale del cuore,</i><br />
<i>piene di spazzatura e di silenzio, piene di freddo e rumore.</i><br />
<i>I matti non hanno il cuore o se ce l'hanno è sprecato,</i><br />
<i>è una caverna tutta nera.</i><br />
<i>I matti ancora lì a pensare a un treno mai arrivato</i><br />
<i>e a una moglie portata via da chissà quale bufera.</i><br />
<i>I matti senza la patente per camminare,</i><br />
<i>i matti tutta la vita, dentro la notte, chiusi a chiave.</i><br />
<i>I matti vanno contenti, fermano il traffico con la mano,</i><br />
<i>poi attraversano il mattino, con l'aiuto di un fiasco di vino.</i><br />
<i>Si fermano lunghe ore, a riposare, le ossa e le ali,</i><br />
<i>le ossa e le ali, e dentro alle chiese ci vanno a fumare,</i><br />
<i>centinaia di sigarette davanti all'altare.</i><br />
<br />
<div style="text-align: right;">Francesco De Gregori</div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-61188951247329154432011-01-03T10:47:00.000-08:002011-01-03T10:47:08.892-08:00"Vita da...": le recensioni/parla Alessandra Botto Rossa<div style="text-align: justify;"><b><br />
</b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TOqP8y7SgoI/AAAAAAAAAE0/37Goc94n8Z8/s1600/VITA+DA%25282%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://1.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TOqP8y7SgoI/AAAAAAAAAE0/37Goc94n8Z8/s320/VITA+DA%25282%2529.jpg" width="212" /></a></div><div style="text-align: justify;"><b><br />
</b></div><div style="text-align: justify;"><b><br />
</b></div><div style="text-align: justify;"><b><span class="Apple-style-span" style="background-color: orange;">Alessandra Botto Rossa è una giornalista. Scrittura veloce e timidezza in primo piano, è spesso richiamata nel libro. Ma più di tutti è un passaggio in macchina, una parola di conforto o di incoraggiamento, un sorriso, un caffè. Il tutto senza chiedere niente in cambio. E non è che proprio sia una cosa da niente.</span></b></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Si legge tutto d’un fiato “<i>Vita da</i>”, il primo libro di una lunga serie che Elena ha deciso di regalarsi e regalare, mandando in stampa la sua raccolta di “<i>perle quotidiane</i>”. Ed è un regalo per tutti, perché tutti si possono ritrovare nelle pagine di questo libro che si presenta come “<i>un microsguardo sulla quotidianità, per ritrovare energie e non prendersi troppo sul serio</i>”. Certo sarà più facile ritrovarsi per chi si scoprirà (anche se sotto falso nome) protagonista delle avventure sul filo del surreale o delle battute spiazzanti che Elena ha messo nero su bianco, trascrivendo sul suo inseparabile Apple bianco gli appunti delle sue altrettanto inseparabili agendine <i>Moleskine</i>. Ma sarà una lettura piacevole anche per chi non conosce Elena e le persone che si è divertita a “<i>fotografare</i>” con ironia e affetto, in queste pagine. A tutti, ma proprio tutti, potrebbe essere capitato, o potrebbe prima o poi capitare, di vivere almeno un’esperienza simile a quelle raccontate in “<i>Vita da…</i>”. E sì perché in questo libro non ci sono vite straordinarie o storie di un altro mondo. C’è “<i>solo</i>” tanta vita che Elena ha saputo catturare, nella sua Verano come a Roma o a Berlino, e fermare nel tempo. Vita che invece, troppo spesso, ci passa davanti come se ne fossimo semplici spettatori, magari distratti da altri pensieri e altre faccende. Con Elena, che la vita la sa gustare con tutti i suoi sapori e i suoi profumi, no, non ci sono spettatori: tutti diventano protagonisti e piccole esilaranti parentesi di giorni iniziati come tanti altri, diventando <i>La Vita</i>. Vita da leggere, tutta d’un fiato. In attesa del “<i>Vita da…</i>” volume 2: Elena, che al lavoro è accanto a me alla scrivania, non ha infatti mai smesso di tirare fuori la sua agenda e annotare i “<i>vivaci botta e risposta</i>” (chiamiamolo così) tra i nostri colleghi o le argute riflessioni di Cristina, a cui non a caso è dedicato un intero capitolo. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Alessandra Botto Rossa</div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-71293152994016988112011-01-03T00:39:00.000-08:002011-01-03T00:39:51.809-08:00Una citazione tanto per gradire: a volte niente è come sembra!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TSGLNyi3KWI/AAAAAAAAAKw/xpsT_44Wea8/s1600/Il-trasporto-su-strada-auto.jpg_540.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="http://4.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TSGLNyi3KWI/AAAAAAAAAKw/xpsT_44Wea8/s320/Il-trasporto-su-strada-auto.jpg_540.jpg" width="320" /></a></div><br />
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Se ti sembra che tutto ti stia venendo incontro, probabilmente sei nella corsia sbagliata! Buon anno!<br />
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<div style="text-align: right;">Anonimo</div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-42794935254633007962011-01-01T09:39:00.000-08:002011-01-01T09:39:12.734-08:001 gennaio di tutti gli anni: qualche curiosità e alcuni ricordi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TR9lNbn52gI/AAAAAAAAAKo/nXFeg5NhdvA/s1600/capodanno-20Rio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="187" src="http://1.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TR9lNbn52gI/AAAAAAAAAKo/nXFeg5NhdvA/s320/capodanno-20Rio.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">La data è importante. Perché, che ci piaccia o meno, è una data di inizio, di ripartenza e ci dà la sensazione (anche per chi non ci crede: la suggestione va sopra le credenze come la polvere) che si possa fare diversamente dal passato. Che ci sia la possibilità di una svolta.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Il 1 gennaio nascono decine e decine di calciatori a 5 provenienti dall’Arabia Saudita. Davvero. Sarà forse perché è stata trovata una data di convenzione, ma è così. Per lo sport nascono tanti sciatori semisconosciuti così come numerosi ciclisti i cui nomi potrebbero tranquillamente essere quelli dei vostri nuovi vicini di casa.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TR9megjV-DI/AAAAAAAAAKs/38uQEMptzw4/s1600/giorgio_gaber.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TR9megjV-DI/AAAAAAAAAKs/38uQEMptzw4/s320/giorgio_gaber.jpg" width="228" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Per la musica nasce Francesca Alotta, ma è nel reparto “dipartite” che ci sono i nomi forti: Ivan Graziani (1997) e Giorgio Gaber (2003). E se a morire di maggio ci vuole coraggio, ad andarsene il 1° gennaio ce ne vuole di più caro Faber, ma soprattutto ci vuole della grande ironia: andarsene mentre tutti ridono o fanno finta di farlo, mentre tutti si riprendono dalla sbronza o mentre si cucinano le lenticchie che portan soldi, tu che fai? Muori. Quasi ad andar via da una festa verso la fine: per non mettere a posto il casino o per non disturbare.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">E’ poi ricco, questo giorno, di avvenimenti istituzionali per ovvi motivi convenzionali: l’entrata in Europa via via delle Nazionai dell’UE, l’entrata in vigore dell’euro (yeeeeeeeeeeeee).</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Un cenno di storia italiana: 1948 entra in vigore la Costituzione italiana ed Enrico De Nicola diventa il primo presidente.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Per la foto di Gaber: <a href="http://ghostofasmile.altervista.org/ipsedixit/giorgio_gaber.php">ghostofasmile</a> </div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-12573187388763421712010-12-31T06:14:00.000-08:002010-12-31T06:14:19.923-08:00Un bilancio di pagine e biglietti del cinema: ciao 2010!<div style="text-align: justify;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://4.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TR3lGkN6-JI/AAAAAAAAAKU/a2yVlfdnHdE/s1600/74201_10150115328172209_226207337208_7744716_2441304_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="http://4.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TR3lGkN6-JI/AAAAAAAAAKU/a2yVlfdnHdE/s320/74201_10150115328172209_226207337208_7744716_2441304_n.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Bilancio del 2010. Non che io creda nella cazzatissima che la vita si divida davvero in anni, mesi e settimane: la vita è così suddivisa solo per certe cose. Per le partite dell'Inter, è suddivisa in settimane. Per il conto corrente è divisa in mesi, finchè vai a scuola la vita si conta e si valuta in anni ( non solari per altro). Io quindi credo poco alla cazzata che un anno vada valutato al 31 dicembre. Come se il primo gennaio si cambiasse realmente registro come fa mio padre in negozio. </div><div style="text-align: justify;">Considerando che almeno per vivere di tasse non dobbiamo pagarne, direi che non c’entra un granchè la solarità dell’anno con quello che si succede. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Ma se devo fare due conti, giusto per chiudere l’agenda e metterla nella cassapanca, direi che l’anno 2010 si prende un 6/7. La sufficienza più qualcosina, anche se come voto quello barrato mi è sempre stato sulle palle anche quando andavo a scuola. E siccome il 2010 un po’ sulle palle mi è stato, beh, questa cara annata si porti a casa sto voto sanza infamia e sanza lode (non lo mando a quel paese, perchè la vita insegna che potrebbe sempre andare peggio).</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">E visto ci ho rimesso due settimane e mezzo di ferie (chiamiamole così, valà) per un soggiorno in ospedale causa asma, qualche giorno per colpa di un incidente, una settimana “a metà” a causa di un herpes oculare, una macchina intera intera, qualche punto e un po’ di cervello, beh, ecco qualche numero. Non metterò cifre di denaro (tanto ne ho sperperati di peggio), ma i numeri e i nomi dei libri e dei film visti al cinema, due amori che ho riscoperto nel 2010 e che lo hanno reso meno fastidioso di ciò che è stato.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b><span class="Apple-style-span" style="text-decoration: underline;">LIBRI LETTI: </span></b></div><div style="text-align: justify;">1. Messi a 90 – Cosimo Argentina e Fiorenzo Baini (Divertente, originale, diverso: 7.5)</div><div style="text-align: justify;">2. Memorie del sottosuolo – Fedor Dostojiesky (Introspettivo, triste, come sempre: 8)</div><div style="text-align: justify;">3. Il più mancino dei tiri – Edmondo Berselli (Sociologico, sportivo, da mangiare: 8)</div><div style="text-align: justify;">4. Compagno di sbronze – Charles Bukowski (Cattivo e sensibile: 9)</div><div style="text-align: justify;">5. Sulle regole – Gherardo Colombo (Preciso:6.5)</div><div style="text-align: justify;">6. Leggere – Corrado Augias (Sottotono ma stimolante al punto giusto: 6.5)</div><div style="text-align: justify;">7. Socrate e compagnia bella – Luciano de Crescenzo (Divertente: 6.5)</div><div style="text-align: justify;">8. I pilastri della terra – Ken Follet (Unico e inimitabile: 10)</div><div style="text-align: justify;">9. Interismi – Beppe Severgnini (Mio e solo mio: 7)</div><div style="text-align: justify;">10. Novecento – Alessandro Baricco (Veloce, a tratti commovente, ma non troppo: 6.5)</div><div style="text-align: justify;">11. Della vita di Alfredo - Paola Cereda (Anche questo mio, tremendamente mio: 8)</div><div style="text-align: justify;">12. Vicolo dell’acciaio – Cosimo Argentina (Vero: 7.5) </div><div style="text-align: justify;">13. Berlusconi spiegato ai posteri – Beppe Severgnini (Esilarante: 7.5)</div><div style="text-align: justify;">14. Chi è senza peccato non ha un cazzo da raccontare (A volte sorprendente, a volte no: 7)</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b>LIBRI IN CORSO DI LETTURA</b></div><div style="text-align: justify;">1. L’importante è perdere: spettacolare e sorprendente</div><div style="text-align: justify;">2. Cent’anni di solitudine: una sfida personale. Odioso.</div><div style="text-align: justify;">3. Il cavallo rosso: qualche chilo di troppo, per ora.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b>LIBRI CHE HO LASCIATO AMARAMENTE A META’ (o anche prima)</b></div><div style="text-align: justify;">1. Perché mentiamo con gli occhi e ci vergogniamo con i piedi (stancante, sempre uguale)</div><div style="text-align: justify;">2. L’enigma del solitario (incomprensibile)</div><div style="text-align: justify;">3. Trent’anni e una chiacchierata con papà (per le pagine iniziali: senza forza)</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Li riprenderò in mano? Bah, chi può dirlo…</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b>FILM VISTI</b></div><div style="text-align: justify;">1. Benvenuti al Sud (Geniale, commovente: 9)</div><div style="text-align: justify;">2. Maschi contro femmine (una bella cazzata per farsi due risate: 6.5)</div><div style="text-align: justify;">3. Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (differente da ogni cosa esistente: 8)</div><div style="text-align: justify;">4. La banda dei babbi Natale (semplice, natalizio: 7)</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><b>VITTORIE</b></div><div style="text-align: justify;">1. Andare a Madrid con mio papà e decidere che qualora l’Inter dovesse finire ancora in finale…beh, sto giro vi do io i soldi che ho speso, ma ci andate voi mentre io me la guardo a casa…</div><div style="text-align: justify;">2. Ho vinto contro l’eruzione di un vulcano islandese</div><div style="text-align: justify;">3. Vedere una partita di volley serie A1 maschile con l’accredito</div><div style="text-align: justify;">4. Essere ancora capace di vendere una bottiglia di vino</div><div style="text-align: justify;">5. Regalare ai miei amici la mia fatica (Vita da…)</div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-84809037157052229142010-12-30T06:05:00.000-08:002010-12-30T06:05:07.828-08:00“Compagno di sbronze”: dissacrante, divertente e più profondo delle parolacce in superficie<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TRyRaN4m0vI/AAAAAAAAAKQ/dAH9MW8Y-4U/s1600/buk_compagni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://2.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TRyRaN4m0vI/AAAAAAAAAKQ/dAH9MW8Y-4U/s320/buk_compagni.jpg" width="195" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Detto che a mio avviso la “<i>parolaccia</i>” come concetto non esiste più. Verrebbe da dire, per fortuna. Qualche bacchettone o amante del bon ton potrebbe dissentire, forse, ma di fatto è meglio una parolaccia detta sul muso che mille belle parole dette per finta. Detto questo, Charles Bukowski l’aveva capito già da tempo. E nei suoi scritti ci sono episodi tanto feroci quanto nitidi. Senza quel torbido che spesso abbraccia chi ha paura di scrivere quella o questa parola. Bene, Bukowski è nella sua raccolta di racconti dissacrante, eccessivo, a volte pesante sull’anima. Ma è unico. Io non ho mai letto niente di simile. E vi assicuro che leggere una bestemmia non è come sentirla. Leggendola la si sente cento e mille volte con tutto il fastidio che un credente medio può provare. Nei suoi scritti c’è tutto il fastidio dell’autore che non è riuscito a vivere del lavoro di scrittore ma ha vagato spesso senza meta e con la delusione che si può provare nel non poter fare ciò che si ama davvero. I racconti raccolti in “Compagno di sbronze” si intitolano: <b>1) La macchina strizzafegato, 2)Tre polli, 3) Dieci seghe, 4)Tutti grandi scrittori, 5) La politica è come cercare di inculare un gatto, 6) La mia mamma culona, 7) Il demonio, 8) L’assassinio di Ramon Vasquez, 9) Un compagno di sbronze, 10) La barba bianca, 11) Scene della grande stagione, 12) Gabbia di matti appena fuori di Hollywood, 13) Ma voi consigliereste la carriera di scrittore?, 14) I grandi poeti muoiono in pitali di merda fumante, 15) Una città malefica, 16) Un dollaro e venti centesimi, 17) Senza calzini, 18) Birra e poeti e chiacchiere, 19) Una pioggia di donne, 20) Appunti di un suicida potenziale.</b></div><div style="text-align: justify;">Se non avete voglia di leggerveli tutti non potete perdere: Tre polli (da morir dal ridere), L’assassinio di Ramon Vesquez (cattivo: un film), Un dollaro e venti centesimi (commovente come nient’altro), La politica è come cercare di inculare un gatto (attuale).</div><div style="text-align: justify;">Avvertenza: Bukowski vi dà un pugno allo stomaco. Per come scrive, per le paorle che usa, per quel che racconta, per la sua strafottenza, per il suo essere dissacrante al 100%. Bukowski, una volta arrivati alla fine di una sua opera, non vi lascerà più. Lo ritroverete nella vita di tutti i giorni quando capirete chela realtà è quella che racconta lui e non quella degli “<i>Harmony</i>” (per fortuna, in certi casi).</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Per la foto: <a href="http://digilander.libero.it/confratchianti/libri_bukowski-racconti01_compagni.htm">digilander</a> </div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-70805493573718973542010-12-28T14:12:00.000-08:002010-12-28T14:12:35.684-08:00Curiosità, Lo sapevate che? : come è nato il nome dei mitici "All Blacks"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TRpgmOIgAHI/AAAAAAAAAJo/1__dIkhkuYQ/s1600/Haka_2006.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="http://3.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TRpgmOIgAHI/AAAAAAAAAJo/1__dIkhkuYQ/s320/Haka_2006.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Lo sapevate che a dare il nome alla più forte squadra di rugby del Mondo fu il Daily Mail del 12 ottobre 1905? E lo sapevate che la motivazione di tale “soprannome” è controversa?</div><div style="text-align: justify;">Il giornale quel giorno diceva: “Sessantatrè punti a zero a una delle più forti selezioni del Nord, l’Hartpool club: non ci sono parole per illustrare la bravura degli All Blacks”. Il giornalista era John Butterfly, ignaro in quel momento di consegnare la definizione alla storia. Pare che il termine fosse stato usato anche in passato da altre testate giornalistiche. Ma potrebbe essere anche che si sia trattato di un errore. Che Butterfly avesse voluto scrivere “All Backs”. Secondo questa versione tramandata di padre in figlio, il giornalista avrebbe scritto la parola senza la “l”, volendo intendere con questo che la squadra neozelandese era una compagine tanto veloce da essere composta da soli tre quarti, “backs” appunto. Una volta arrivato in tipografia, qualcuno pensò all’errore. E fu allora che fu eseguita la correzione in “All blacks”: “tutti neri”, in virtù del fatto che gli inglese pensavano che i neozelandesi fossero una popolazione di pelle scura (siamo nel 1905: no television grazie!). L’ignaro tipografo – se le cose sono andate veramente così – diede il nome ad una squadra che era già epica…</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Dal libro: “<i>L’importante è perdere</i>” di <b>Nicola Roggero</b></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Per la foto: <a href="http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Haka_2006.jpg">wikimedia</a></div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-55712695357942014212010-12-27T12:29:00.000-08:002010-12-27T12:29:09.798-08:00In Pillole: Fabrizio, non rivoltarti nella tomba, ma.....<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://1.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TMnz4I2aDXI/AAAAAAAAADM/-zT0e1j6Sag/s1600/DeAndreFoto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="313" src="http://1.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TMnz4I2aDXI/AAAAAAAAADM/-zT0e1j6Sag/s320/DeAndreFoto.jpg" width="320" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Fa un po’ effetto, ma se leggete tutta la canzone “<i>Il gorilla</i>” di Fabrizio De Andrè vi accorgerete che potrebbe diventare l’inno di Silvio Berlusconi. Sicuramente il cantautore genovese si sta rivoltando nella bara, ma questo è solo per dirvi…come cambiano i tempi e come certe volte la storia e le vicende che viviamo quotidianamente siano solo uno strumento nelle nostre mani. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TRj2rZ6xVKI/AAAAAAAAAJg/97Rol5uIX_c/s1600/gorilla.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="http://3.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TRj2rZ6xVKI/AAAAAAAAAJg/97Rol5uIX_c/s320/gorilla.jpg" width="283" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><br />
<i>Sulla piazza d'una città </i><br />
<i>la gente guardava con ammirazione </i><br />
<i>un gorilla portato là </i><br />
<i>dagli zingari di un baraccone </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>con poco senso del pudore </i><br />
<i>le comari di quel rione </i><br />
<i>contemplavano lo scimmione </i><br />
<i>non dico dove non dico come </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>attenti al gorilla ! </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>d'improvviso la grossa gabbia </i><br />
<i>dove viveva l'animale </i><br />
<i>s'aprì di schianto non so perché </i><br />
<i>forse l'avevano chiusa male </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>la bestia uscendo fuori di là </i><br />
<i>disse: "quest'oggi me la levo" </i><br />
<i>parlava della verginità </i><br />
<i>di cui ancora viveva schiavo </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>attenti al gorilla ! </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>il padrone si mise a urlare </i><br />
<i>" il mio gorilla , fate attenzione" </i><br />
<i>non ha veduto mai una scimmia </i><br />
<i>potrebbe fare confusione </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>tutti i presenti a questo punto </i><br />
<i>fuggirono in ogni direzione </i><br />
<i>anche le donne dimostrando </i><br />
<i>la differenza fra idea e azione </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>attenti al gorilla ! </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>tutta la gente corre di fretta </i><br />
<i>di qui e di là con grande foga </i><br />
<i>si attardano solo una vecchietta </i><br />
<i>e un giovane giudice con la toga </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>visto che gli altri avevan squagliato </i><br />
<i>il quadrumane accelerò </i><br />
<i>e sulla vecchia e sul magistrato </i><br />
<i>con quattro salti si portò </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>attenti al gorilla ! </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>bah , sospirò pensando la vecchia </i><br />
<i>ch'io fossi ancora desiderata </i><br />
<i>sarebbe cosa alquanto strana </i><br />
<i>e più che altro non sperata </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>che mi si prenda per una scimmia </i><br />
<i>pensava il giudice col fiato corto </i><br />
<i>non è possibile, questo è sicuro </i><br />
<i>il seguito prova che aveva torto </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>attenti al gorilla ! </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>se qualcuno di voi dovesse </i><br />
<i>costretto con le spalle al muro , </i><br />
<i>violare un giudice od una vecchia </i><br />
<i>della sua scelta sarei sicuro </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>ma si dà il caso che il gorilla </i><br />
<i>considerato un grandioso fusto </i><br />
<i>da chi l'ha provato però non brilla </i><br />
<i>né per lo spirito né per il gusto </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>attenti al gorilla ! </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>infatti lui, sdegnando la vecchia </i><br />
<i>si dirige sul magistrato </i><br />
<i>lo acchiappa forte per un'orecchia </i><br />
<i>e lo trascina in mezzo ad un prato </i><br />
<i>quello che avvenne fra l'erba alta </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>non posso dirlo per intero </i><br />
<i>ma lo spettacolo fu avvincente </i><br />
<i>e lo "suspence" ci fu davvero </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>attenti al gorilla ! </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>dirò soltanto che sul più bello </i><br />
<i>dello spiacevole e cupo dramma </i><br />
<i>piangeva il giudice come un vitello </i><br />
<i>negli intervalli gridava mamma </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>gridava mamma come quel tale </i><br />
<i>cui il giorno prima come ad un pollo </i><br />
<i>con una sentenza un po' originale </i><br />
<i>aveva fatto tagliare il collo. </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>attenti al gorilla ! </i><br />
<i><br />
</i><br />
<i>Pr la foto: <a href="http://www.flickr.com/photos/cetaylor/3701006528/">flickr</a></i>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5831360265048834550.post-57201623476468940962010-12-26T14:36:00.000-08:002010-12-26T14:36:40.081-08:00Vicolo dell'acciaio: la microstoria di un grande problema<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="http://3.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TRfDMlL-7II/AAAAAAAAAJY/po9VwzBtK7g/s1600/vicolo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/_nuoBonOwTZg/TRfDMlL-7II/AAAAAAAAAJY/po9VwzBtK7g/s1600/vicolo.jpg" /></a></div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“<i>Se non hai provato i turni pesanti in un’acciaieria, i turni da prima linea, non hai diritto di parlare. Solo quelli che si lordano possono dire la loro. Io li vedo ogni giorno Lilli, ogni santo giorno li vedo. Cristiani com’a me…mi stanno morendo intorno e io è quella là la strada che m’attocca</i>…”. Cosimo Argentina – scrittore di origini pugliesi residente a Meda - racconta in un romanzo industriale la vita dei tarantini di via Calabria. Focalizza l’attenzione su una vita normale, di uno studente di giurisprudenza: uno di quelli che oggigiorno ce ne sono tanti. Che iniziano a studiare per un futuro migliore promesso dalla scuola e che vorrebbe tutti i ventenni d’Italia all’ università. La famiglia di Mino è composta da una madre timida e un padre, un “uomo da muro”, tutto azienda, barba, caffè e birretta che vive nella consapevolezza che il suo destino è quello di morire di lavoro. Si può morire per una malattia da lavoro, oppure sotto una pressa in un qualsiasi incidente. Ebbene, in questo romanzo si narra della storia di questa via, tanto che i personaggi, oltre ad avere un nome proprio, hanno anche l’etichetta: “Quello è un via Calabria. Quello è un via Polibio”. Quasi si trattasse di un marchio di fabbrica. La denuncia – perché di questo si tratta – riguarda quindi tutta la vita sommersa di chi per garantirsi un futuro (e anche un presente) deve mettere in conto che un incidente sul lavoro “può capitare” e che “son cose che succedono”: teatro della storia è quindi la sua Taranto e, più precisamente, l’Ilva, azienda fondamentale per l’economia della città pugliese. Il tutto, sfruttando la capacità di Argentina di descrivere la scena, i personaggi, di renderli perfetti per il ruolo che rivestono all’interno della storia e della vita di tutti i giorni. I personaggi di Argentina non sono inventati. Son presi dalla strada, così come la trama e le sensazioni che le pagine del libro emanano, grazie alla descrizione dei suoni e degli odori. Non manca una punta di pessimismo, anche se forse si tratta più che altro di realismo e di un’osservazione arguta e onesta della realtà. Sullo sfondo, quindi, una disillusione forte che potrebbe essere spazzata via, ma pian piano: con un vento leggero e continuo fatto del lavoro di operai, aziende e istituzioni che collaborano per una sicurezza vera e concreta. Per ora, c’è solo una convinzione: “<i>La consapevolezza che niente, non abbiamo risolto niente anche perché in fondo non c’è niente da risolvere</i>”. </div><div style="text-align: justify;">“<i>Ma il lutto qua non lo senti come qualcosa di tenebroso. E’ una presenza incombente che preesiste alla tragedia. Il lutto esiste perché esistono gli schiav</i>i”.</div><div style="text-align: justify;">Dalla verità si cambiano le cose. Dall’illusione di poterle cambiare con un’associazione ambientalista per esempio, non si migliora nulla. Edizioni Fandango: Vicolo dell’acciaio. </div>Elena Sandrèhttp://www.blogger.com/profile/10988976899697941563noreply@blogger.com0