venerdì 22 ottobre 2010

“Anche per te” di Lucio Battisti: la canzone degli ultimi



Si tratta di un testo assolutamente unico. Il primo dedicato “agli ultimi”.
Per l’esattezza “alle ultime”. Un testo che unisce poesia- il ritornello evoca immagini di natura e libertà leggere e delicate- a tre storie “verosimilmente vere”, di tre donne che, per motivi diversi, meritano quanto meno un pensiero.

Il primo verso parla del primo personaggio femminile: una suora.

“Per te che è ancora notte e già prepari il tuo caffé
che ti vesti senza più guardar lo specchio dietro te
che poi entri in chiesa e preghi piano
e intanto pensi al mondo ormai per te così lontano”.

La descrizione della religiosa è di rispetto e tenerezza e l’autore usa delle immagini fondamentali per far comprendere di chi si sta parlando: “ti vesti senza più guardar lo specchio dietro te”, a voler sottolineare come una suora non abbia bisogno di vedere se sta bene o se sta male vestita in un modo o nell’altro. Se è bella. E soprattutto, ha una veste sempre uguale. Tutte le mattine. O meglio: tutte le notti, quando la piccola donna si sveglia, beve un caffè ed entra in punta di piedi in chiesa. Quasi per non disturbare. Qui inizia a pregare sempre con grande discrezione, pensando ad un mondo lontano e irraggiungibile che, non si sa, magari rimpiange e vorrebbe riacciuffare.

Il secondo personaggio è una prostituta: E qui la sofferenza non è più l’estraniazione dal mondo- o almeno non solo- ma il disagio al quale va il pensiero dell’autore attraversa il materialismo, il freddo e i soldi. Tutte realtà con le quali una prostituta deve fare i conti tutte le mattine:

“Per te che di mattina torni a casa tua perché
per strada più nessuno ha freddo e cerca più di te
per te che metti i soldi accanto a lui che dorme
e aggiungi ancora un po' d'amore a chi non sa che farne”.

E’ alto il senso di protezione verso questo personaggio che, affrontando i pericoli e dopo una notte passata in strada, torna a casa. Quando nessuno più ha freddo, lei si ritrova sola e con i brividi, dopo aver lasciato il denaro guadagnato a chi di dovere e aver dato l’amore- che per riprendere un’altra canzone di Lucio Battisti “amor non è poi” (Il nostro caro angelo nda)- a chi non ha idea di che cosa sia. Non ha altro da fare se non tornare a casa ed aspettare che cali ancora il sipario della notte.

Il terzo personaggio è una giovane donna, una ragazza madre che tutti i giorni deve affrontare i rimpianti e i rimorsi di un errore.

“Per te che di mattina svegli il tuo bambino e poi
lo vesti e lo accompagni a scuola e al tuo lavoro vai
per te che un errore ti è costato tanto
che tremi nel guardare un uomo e vivi di rimpianto”.

Anche in questo caso, il personaggio ha bisogno di protezione. A maggior ragione per la giovane età e per la fatalità dell’errore. Il testo iIndica una ruotine quotidiana sempre uguale, mai colta da stimoli. Nonostante la donna sia davanti all’infanzia, alla bellezza della vita giovane, questa deve far fronte alla responsabilità di una piccola creatura e deve lavorare per mantenere la sua piccola famiglia “a due”. Con la conseguenza che, a causa dell’errore, ha paura e trema al pensiero di guardare un uomo e vive sfogliando le pagine del rimpianto e di “quel che sarebbe potuto essere”.

“Anche per te vorrei morire ed io morir non so
anche per te darei qualcosa che non ho
e così, e così, e così
io resto qui
a darle i miei pensieri,
a darle quel che ieri
avrei affidato al vento cercando di raggiungere chi...
al vento avrebbe detto sì”.


Il ritornello è pieno di suggestione, di carica emotiva. “Anche per te”- riferito chiaramente ai tre personaggi della canzone- “vorrei morire ed io morir non so”. L’autore sottolinea come egli sia vicino a questi soggetti, tanto da voler dare- metaforicamente- la vita per loro, per le loro sofferenze e le loro esistenze difficoltose: chi per un motivo, chi per l’altro. Per loro darebbe qualcosa che non ha. A seguire, il ritornello cambia tono e, utilizzando immagini leggiadre, l’autore annuncia a chi lo ascolta che vuole continuare a dare i suoi pensieri- forse l’unica cosa che egli è in grado davvero di dare- alla suora, alla prostituta e alla ragazza madre. Anche la musica, a questo punto del ritornello si alza, si eleva al cielo in segno di speranza. Ma in generale i pensieri sono rivolti a tutti- in questo caso tutte- coloro che soffrono. Nelle storie dei tre personaggi, c’è un filo conduttore: la quotidianità e le ore sempre uguali. Di chi si sveglia di notte per andare a pregare. Di chi tutte le mattine torna a casa dopo aver scontato il freddo nel cuore. E di chi ogni giorno deve sbarcare il lunario e fare i conti con la propria storia. E il pensiero, anche se solo di una semplice canzone, va a loro. Per una volta non ad una storia d’amore, di sesso, di razza o di politica. Va alla difficoltà della normalità: troppo spesso lasciata ai margini dell’arte e della musica. Mogol riesce a far diventare arte la quotidianità: la sfida maggiore di un artista e di un poeta.

Come spesso accade con la premiata ditta Mogol-Battisti, le canzoni e i messaggi rivivono grazie ai personaggi, alle persone e alle loro storie che, già di per loro, riescono a far poesia. A queste, Mogol aggiunge le immagini e i suoni della natura e delle voci.

Di questa canzone, due sono state le cover: di Enrico Ruggeri e di Renato Zero e nelle Hit Parade il brano è stato anche al 7° posto nella classifica dei singoli del 1972, mentre rimase, anche se in basse posizioni, nella graduatoria del 1973.

Per la foto: flickr

Nessun commento:

Posta un commento