mercoledì 8 dicembre 2010

Stasera in televisione guardo un film: Ghost, tutto il resto è noia



La pellicola risale al 1990. Quindi, anche se i Mondiali di Schillaci ci sembrano dietro la porta, si tratta di vent’anni fa. Esatto. Una vita fa. Eppure, anche se il palinsesto decide di affidare a Ghost le sorti dell’Auditel in casi in cui la sconfitta è quasi certa, il film che ha come protagonisti Patrick Swayze, Demi Moore e Whoopy Goldberg raccoglie sempre un buon apprezzamento. Nonostante l’era dei dvd, insomma, il film domenica sera ha portato a casa lo stesso il 12% di share contro la miniserie “Paura di amare” che invece pare spopolare e ha conquistato 6 milioni di italiani (contro i 3 milioni del film sempre verde).
Ma cosa porta 3 milioni di persone a riguardare l’opera del regista Jerry Zucker? Un film visto, stravisto, con il quale sono almeno due le generazioni (anche se oggigiorno, le “ere” della gioventù si stanno stringendo) che con questi attori hanno pianto, riso, imitato le scene clou e ricantato certe canzoni.
Tutti l’hanno visto: tranne mio padre. Che quando ha “indovinato” che Carl conosceva bene Willy Lopez ha pure detto “e…non è che sia una grande trama…poteva essere solo lui”. A parte questo, cosa porta tutta sta gente a riguardare un film per l’ennesima volta? (perché, mi sa che sui 3 milioni, solo mio padre era un new entry).
Le porta il cast: tre attori di questo calibro non si trovano tutti i giorni. E, passatemelo, si trovano lì pure per caso. Non come in Ocean twelve o film simili. Sono stati presi, buttati in un film americano al 100% e hanno fatto successo. Perché sono attori fenomenali (pace all’anima di Patrick), belli e bravi, e perchè e ci sono scene che non sono più imitabili nei film di oggi: ed è qui che un film calca la storia, la affronta e, soprattutto, la vince. Non ci sarà più un film simile senza che non venga additato come un clone di Ghost. Non ci sarà più una scena d’amore come la costruzione del vaso. E neanche un personaggio come Oda Mae Brown: geniale, spiritoso ma nello stesso tempo sensibile e meritevole di amore amicale. Una colonna sonora meravigliosa e una storia triste che, alla fine, lascia speranza. Per forza che la gente lo guarda ancora. Una commedia il cui successo non avrà mai fine. E non sarà mai paragonabile.
Ma non è un film sempre verde per qualche motivo particolare di aderenza alla società: che "Dirty Dancing" sia un sempre verde lo si deve alle ragazzine (anche quelle di cinquant’anni) che avrebbero sognato una vacanza così. Se “Grease” è un sempreverde, è perché in fondo vorremmo andare ancora tutti quanti a scuola. E chi ci va, vorrebbe che fosse così. Se “Ghost” è un sempre verde è perché l’idea è geniale, gli attori pure e perché…quasi quasi, una sera di queste, lo riguardo.


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