martedì 7 dicembre 2010

Un racconto per la mia "nipotina"/Parte 5

continua ... (Dopo la scomposizione e l’addizione, ora ti presento la moltiplicazione: la moltiplicazione è quell’operazione matematica che permette di far diventare due cose tante cose. O di far diventare due cose, una cosa più bella o più buona. Per esempio, se la mamma e la zia Ele mettono insieme le loro forze per cucinare e uniscono la farina all’acqua, alle uova e a qualche segreto…ecco che viene fuori una torta. Una torta buonissima che anche tu potrai mangiare. Se prendiamo il 23, 2x3 fa 6)



Il 6 è un bellissimo numero: qualcuno lo associa a Lucifero (che non era tanto amico né di Dio, né di Gesù, né dello Spirito Santo) ma son tutte fregnacce. Il 6 è un numero graficamente bello: rotondo, dolce al suono. E questa volta ti stupirò, perché lo assocerò prima ad un giocatore dell’Ac Milan: hai in mente quelli con la maglie rosso-nere? Ecco, loro sono un po’ particolari, è vero. Ma il 6  era il numero di Franco Baresi. Oggi vedi spesso in tv un ragazzo con i capelli grigi che si chiama quasi come lui: Giuseppe Baresi, uno degli allenatori dell’Inter. 
Giuseppe Baresi era il capitano dell’Inter prima di Giuseppe Bergomi, mentre suo fratello Franco – che avrebbe meritato il pallone d’oro – giocava nel Milan: portare il suo 6 significa non avere paura dei pregiudizi della gente, entrare sempre in campo a testa alta e voler bene a tutti. Lui infatti aveva adottato un bambino di colore e i maligni dicevano che non era il suo bambino, perché sua moglie – si diceva - era andata ad “addizionarsi” con un altro. Per l’esattezza che fosse andata ad addizionarsi con Ruud Gullit, detto “il tulipano nero”. Lui, quando vinse il campionato, portò quel bambino nero in mezzo al campo. E lo fece vedere a tutti con orgoglio, infischiandosene delle cattiverie. E questa è una forza fuori dal comune: perché se alle persone cattive si sbatte in faccia la propria forza e un bel sorriso, queste diventano piccole piccole, si nascondono e non possono più farci paura…




Il numero 6 nell’Inter non è mai stato un numero di grandi campioni. Ma era il numero di Sergio Battistini: il libero che aiutava Riky Ferri. Lui, oltre al colpo di testa, non aveva qualità da Nazionale Italiana. Ma segnava sempre quando la zia Ele andava allo stadio. Sui calci d’angolo correva dalla sua porta a quella avversaria, faceva spesso gol, tornando ancora di corsa verso la sua zona di difesa. Quindi, il 6 di Battistini può essere associato alla fortuna: quella che la  zia Ele portava all’amico Sergio, nonché una cosa che imparerai ad apprezzare col tempo e che dovrai sempre ringraziare, ricordandoti di non farla mai arrabbiare.

Infine, l’ultima operazione che devi imparare è la sottrazione. In pratica succederà spesso che da qualcosa che hai dovrai toglierne un pezzo: per darlo a qualcun altro, perché non sarà più utile, per buttarlo via. Per tanti motivi, insomma. Ecco, se noi dal numero 3 – che è il numero più grande – togliamo il numero 2, ecco che il risultato è 1.

(continua...)

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