venerdì 22 ottobre 2010

“I pilastri della terra”: finire il libro è un peccato…



Come s fa a fare una recensione de “I pilastri della terra”? E’ quasi impossibile. Bisogna abbandonare l’idea di poter raccontare la trama, prima di tutto. Per due motivi: perché non c’è una trama come la si intende classicamente, se non un filo conduttore d’amore, odio e personaggi.
E poi, non si può raccontare la trama nei suoi dettagli, perché si rischierebbe ad ogni passo di svelare qualcosa, di dire il troppo e di non lasciare che il lettore si gusti il viaggio all’interno del Medioevo. Per questo, è da escludere l’ipotesi di recensire il libro partendo dalla trama.

Così come non mi va di partire dai personaggi. Perché ognuno è concatenato con l’altro, ognuno è dentro l’altro. E ognuno parla dell’altro. Ogni vicissitudine viene vista dagli occhi di più personaggi: e questa è una tecnica mirabile che supera chiunque.

Per recensire questo libro basterà, quindi, dire e raccontare qualcuna delle sensazioni che emana. 

Di tutti i libri annoto le frasi che mi piacciono di più, quelle più sensazionali, stupide, simpatiche, drammatiche. Di questo libro non ce l'ho fatta. Perchè non sono parole: è un film. Una pellicola veloce e nello stesso tempo semplice che non può essere trascritta perchè le parole non incastonate nella storia raccontata perderebbero di sapore.

Anzitutto, chiunque voglia accingersi a leggere “I pilastri della terra” deve sapere una cosa: deve aver del tempo a disposizione. E voi mi direte: ma io leggo qualche minuto prima di andare a letto. Per tutti i libri funziona così. Per questo no. Questo libro ti porta a chiudere gli occhi e a continuare a leggere, ad immaginarti le scene davanti a te e a portarti il libro al lavoro, perché…non si sa mai: magari mi scappa e allora, leggo mentre….

Scherzi a parte, non ho mai letto niente di simile: affrontare “I pilastri” (siamo in confidenza ormai) vuol dire trovare nuovi amici, rendere la lettura qualcosa di frenetico, a volte, e di rituale, altre volte. Ricordo una sera che non riuscivo a smettere di leggere e sono andata a letto a tarda notte con un mal di schiena pazzesco. Nello stesso modo, ricordo quando mi mancavano cento pagine ed ero al mare, a Marina di Massa. Nulla da togliere alla bella località toscana, ma mi sono fermata. Con grande difficoltà, per la verità. Ma ho voluto staccare un attimo per lasciare che io potessi finire il libro nel posto a me più congeniale: camera mia. E allora, ho aspettato di tornare a casa e l’ho terminato dove avevo conosciuto i personaggi: Jack, Tom, Ellen, Aliena e tutti gli altri.

Dirò solo che alcune descrizioni sono talmente minuziose che quasi quasi anche io potrei fare l’architetto.

Dico solo che Ken Follet non è uno scrittore solamente: è un pittore che attraverso le palpebre chiuse del lettore riesce a trasportare i Mondi da un polo all’altro e le epoche da un’era all’altra.

Si parla di una cattedrale, di un bambino disadattato, di amore, di violenza, di cattiveria gratuita, di colpe mai confessate, di religione vera e presunta.
Si parla, si racconta.

Attenzione: quando lo finirete sarà un dispiacere per voi. Non potrete più ascoltare le storie dei vostri amici…

Io ora inizio “Mondo senza fine”: ci vediamo fra qualche mese…

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