mercoledì 20 ottobre 2010

Lo sport e la vita: la parola alle storie di Nando Sanvito




Lo sport è la metafora della vita. Mai un evento sportivo può discostarsi da quello che è il suo contesto socio-culturale e ogni storia che viene raccontata da Nando Sanvito, giornalista delle reti Mediaset, è lì a dimostrare che una partita di calcio non è mai solo una palla che rotola per novanta minuti. Che una discesa con lo slittino non si riduce in quei quaranta secondi di adrenalina. Che una partita di basket è molto di più dell’obiettivo di fare canestro. Qualche tempo fa, l’oratorio di una piccola frazione brianzola (Paina di Giussano) si è trasformato nel teatro di un racconto condotto dal celebre giornalista sportivo che ormai da anni cerca di dare la possibilità a chi di sport vive per cultura e volontà, di provare a guardare dal buco della serratura, per cogliere il retro, il “dietro le quinte” che, spesso, è più interessante e carico di significati rispetto allo spettacolo stesso. Perché lo sport unisce e compatta, tanto che- non è un elemento da sottovalutare- ci sono più Nazioni che fanno parte del CIO, rispetto a quelle che rientrano nell’ONU.

Durante la serata, sono stati proposti video e contributi di Enzo Ferrari perché, forse, i più non sanno che Ferrari non era ricco, non era un ingegnere, anzi una sua frase celebre è “Francamente…non ho una lira”. Ma dalla sua parte aveva i sogni e la voglia di dar vita a grandi progetti: la stessa voglia che lo portò a fondare la scuderia dell’auto più bella al mondo. Quando Ferrari cercava di descrivere come dovesse essere l’auto che aveva in mente diceva semplicemente: “Deve avere un motore potentissimo con quattro ruote sotto” e parlando con gli uomini dell’Alfa Romeo, realtà automobilistica dalla quale nascerà proprio la Ferrari del Cavallino, disse loro: “Non siete mai riusciti a portare qui Vittorio Jano il miglior ingegnere della Fiat perché nella vostra offerta non avete mai incluso il sogno”.

Altre storie sono state raccontate da Sanvito, ma quella che ha destato il maggiore stupore della platea è stata quella relativa ad una partita di calcio. Non tanto per il risultato- visto che riguardava la Champions League 2008/2009, già morta e sepolta sotto le capacità balistiche del Barcellona- e neanche per le prodezze e i “goal da ricordare”. Quanto per la scoperta che dietro un Anorthosis- Inter qualsiasi ci fosse una storia di guerra, cruenti esodi e malinconia. I nerazzurri pareggiarono sull’Isola di Cipro contro la squadra di Famagosta, obbligata a giocare le sue partite casalinghe nello stadio di Larnaca, poiché la loro Patria è diventata nel 1974 una città fantasma, a seguito dell’invasione turca. Ebbene, dietro quel 3-3, forse sfortunato per l’Inter, c’era una squadra- quella cipriota- che per la prima volta si affacciava sul panorama europeo e che andava a giocare contro una titolata italiana senza i suoi uomini migliori. Nonostante ciò, pareggiò contro tutti i pronostici. “E forse- ha commentato Sanvito durante la serata- quel pareggio non fu solo un regalo di Nicolas Burdisso, con due assist agli avversari, bensì un regalo del destino”. I tifosi ciprioti, quando vennero a Milano per la gara di ritorno, non si recarono al Duomo, a Santa Maria delle Grazie o nei lussuosi negozi del centro. Fecero una sorta di pellegrinaggio alla fermata della metro “Famagosta”, sulla linea verde: onorati del fatto che una città importante come Milano avesse dedicato una stazione della metropolitana alla loro città fantasma. Fecero le foto di rito e colsero quest’occasione come un ritorno- per la verità malinconico e triste poiché la fermata della metro non è purtroppo la loro città- al passato e alle origini.

Le storie di Nando Sanvito sono uno sguardo diverso alla normalità, a quella che sembra solo una proiezione di sport e, invece, si rivela una lettura delle pagine di storia, dove si scoprono episodi e colori che altrimenti non sarebbero mai venuti allo scoperto dal mondo sommerso dei tempi, dei gol e delle maglie.

L’attività di Nando Sanvito cerca di sopperire all’impossibilità di leggere tutti i libri di storia, alla difficoltà di conoscere le vicende personali e dà risalto alle note a piè pagina grazie al viatico dello sport: una visione diversa e una lettura fondamentale per gustarsi la prossima partita senza soffermarsi troppo sul risultato, ma puntando dritto alla vita…

Per la foto:fotopedia

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