lunedì 22 novembre 2010

"Vita da...": le recensioni /parla Cosimo Argentina



Parte oggi una rubrichina alla quale tengo moltissimo e che spero si arricchirà sempre di più. La rubrichina delle recensione di amici e parenti che hanno voglia di raccontare quello che hanno letto nel libro che ho pubblicato nelle scorse settimane. Si intitola "Vita da...", è autopubblicato e, soprattutto, non ha nessuna pretesa: men che meno quella di essere considerato un bel libro. So per prima che è scurrile.  E so per prima che non è un libro, bensì è solo una raccolta, un "cazzario" al quale sono molto affezionata. Non tanto per la fatica che ho fatto a scriverlo, quanto per la pazienza che ho avuto negli anni di non perdermi tante delle pistolate che ho fatto, detto, sentito con amici e parenti. 

Oggi si parte con una recensione illustre se vogliamo: Cosimo Argentina, insegnante di diritto, scrittore di romanzi e racconti. Un tarantino trapiantato a Meda (in Brianza) che si è prestato per primo a questo gioco assurdo delle recensioni "quotidiane".


E allora diciamocelo: un romanzo di 500 pagine ci manda a male anche da chiuso… anche se non lo abbiamo nemmeno sfogliato perché già immaginiamo lo sbattimento di annodare fili, situazioni, circostanze…
Gli antichi scrittori latini spesso procedevano per massime. In altri casi le loro opere sono diventate massime perché il tempo ha portato fino a noi solo dei frammenti. Bene, io sono per l’elogio della brevità nonostante abbia scritto cose lunghissime (pura incoerenza).
Nel leggere il libro pazzo, fuori di testa e assolutamente geniale di Elena Sandré ho avuto la possibilità di procedere a singhiozzo tra strade brianzole, ragazze sfigate e amiche scaccolanti che lei, la buona vecchia Elena, ha lanciato sulla carta come gli stecchi dello shangai. Pare tutto confuso, ma in realtà tutto risponde a una logica calma e paranoica al tempo stesso. Alla fine mentre leggi le farneticanti filippiche di donna Sandré ti innamori della Tentorio, che non è il nome di un narcotrafficante colombiano ma di una fanciulla spregiudicata… alla fine vorresti abbracciare la Botti, una collega ansiosa che fa da contraltare al Bavuso, un filosofo che si interroga sul perché di un anus scoreggiantis … cercheresti di salvare la Friggy da una clamorosa caduta dal letto…
Indecente e pirotecnico, questo libro spella le mani e fa fare un giro di campo a salutare i presenti perché va dritto allo scopo e fa ridere di gusto senza mai scivolare nella banalità della risata. È una vera camicia di forza fatta infilare al lettore, Vita da… perché da una parte vorresti buttarti dalla finestra e farla finita con la lettura e dall’altra vai avanti con gusto sempre rinnovato tra viaggi all’estero dove il brianza style domina e furoreggia su tutto, tra le massime della nonna… i deliri di una redazione giornalistica e le follie di un gruppo di amiche col cervello in fiamme. Di che parla questo libro? Boh! Non c’è trama, signori miei, non c’è un filo narrativo né uno straccio di messaggio subliminale. Questa è la sua forza. Cos’è Elena Sandré? Un occhio malefico che tutto scruta e tutto annota da perfetta cronista qual è. E poi? E poi semplicemente manda in onda… un particolare dopo l’altro, una micro storia dopo l’altra. Ogni scheggia ha una perla di saggezza… ad esempio la Casadei sbotta: non mi va di andare in giro con voi: avete tutte le tette! Che detta così non è un gran che, ma in realtà è una massima sulla competizione femminile che è molto più pragmatica delle misurazioni maschili.
Insomma questo a mio modesto avviso è un gran libro come se ne vedono pochi in giro. Lo è perché si impara qualcosa, si riflette su circostanze specifiche e non generiche, è divertente perché spesso strappa l’applauso, ma al tempo stesso ti offre uno spaccato di come siamo… ho fatto un articolo sui nomadi. E quando suonano? Parola di mamma.
Sicché noi siamo quelli che Elena tratteggia, pochi cazzi! Siamo noi… siamo tutti un po’ signorina Marzorati (oggi aveva un brufolo che era più alto di lui) e tutti un po’ Di Giannantuono che accoglie i testimoni di Geova in casa perché si annoia. In questo libro dunque c’è tutto il mondo dell’autrice compreso il mitico padre, ma soprattutto c’è il suo sguardo lucido e la sua penna che a mio avviso è una gran penna. E a dire il vero c’è anche il mondo autoctono della Brianza che va dai cognomi – i vari Ballabio, Viganò, Marzorati, Colzani, ma non Bavuso… - a situazioni ambientali come la redazione del Cittadino di Monza, dagli aneddoti indigeni tipo l’amputazione di zio Tony alle vacanze come da copione a Bibione.
Bene, allora leggetevelo anche voi, sto libro, e scoprite che l’autrice quando fa pipì non si dà una sciacquata, ma scoprirete anche che, nella più potente sincerità letteraria, potrà raccontarvi un sacco di aneddoti spettacolari…
Ah, cara mia… per questa recensione merito un premio, ad esempio vorrei vedere la Tentorio pisciare facendo l’hula hop sul cesso. Elena, questo me lo me lo devi!





Meda 20.11.10 Cosimo Argentina

3 commenti:

  1. Sono molto interessato a leggere il tuo libro. Un bel mattone (per la mole di pagine) nel periodo natalizio ci può stare. Fammi sapere in che librerie posso trovarlo. E in bocca al lupo per tutto. Dirò la mia a libro letto.
    Leonardo

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  2. Ciao Leo, guarda lo puoi trovare iscrivendoti al sito www.ilmiolibro.it.
    poi mi cerchi con nome e cognome e lì lo puoi acquistare. se non riesci fammi un fischio che se ne ordino altri tengo conto che vuoi. grazie

    ele

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  3. Ele è il brianzolo non brianzolo che ti scrive, io l'ultima versione del libro non ce l'ho...se hai aggiunto altre parti fondamntali non le ho lette...
    comunque ho una storiella che sono certo ti sarebbe piaciuta inserire se fosse capitata prima:
    Ieri sera sono tornato a casa che non stavo molto bene, mi sono sdraiato sul divano mentre guardavo giocare Nicolò. Ad un certo punto mio figlio mi è salito in braccio col rosario in mano, che non so neppure dove l'abbia trovato, mi ha guardato un attimo e poi, come se volesse farmi un favore, ha chiesto: "Papà ti canto l'eterno riposo?"...
    "Ma anche no!" gli ho risposto...
    "Allora ti canto un'avemaria" ha replicato senza demordere...
    Mi vuole proprio bene mio figlio, che ci devi fà!
    ciao Ivan

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