sabato 18 dicembre 2010

Documentorio Madrid, 22 maggio: due ore infinite per il fischio di una vita



Dopo un sonnellino (solo mio papà è riuscito a dormire perchè gli alstri interisti si sono solo svaccati senza pudore) ci siamo avvicinati allo stadio. 

















Abbastanza commovente l’aria di festa con i tedeschi che davanti ad una birra non hanno più nemici. 



Foto di rito, qualche canto timido (da parte nostra intendo) e voglia di entrare allo stadio. Paurosa (abbastanza) la paura dei poliziotti spagnoli, agitati all’inverosimile a mio avviso un po’ per niente. Tornelli inesistenti, lo stuart madrileno guarda interdetto mio padre con in mano il mio deodorante della CK (regalo) che pesa un chilo almeno e Gianni che mi chiede (mentre io ho già passato i controlli): “Eleeeeeee, cos’è sta cosa? Continua a chiedermelo ma non lo so. Non mi fanno passareeeee”. Vado in aiuto di sto pover uomo e lo stuart mi chiede nuovamente che oggetto sia quello: io, che non so come si dice deodorante in spagnolo, gli faccio il segno dello spruzzino sotto le ascelle. Lui capisce e mi dice: “Non se puede!”. Pensa se era una bomba…lo prendo e lo getto nel cestino: così la facciamo finita.

In tutto questo, sempre con i nostri 35 gradi all’ombra, i cavalli smerdano a terra come se fossimo in aperta campagna e l'olezzo non risparmia nessuno, mentre le forze dell'ordine passano a cavallo in mezzo alla folla, uno dei poliziotti ci dice che il suo equino si chiama Adriano come Celentano. Parte qualche “ci avete rotto il c…” quasi giustificato, incontriamo il nostro vicino di seggiolino allo stadio (con foto di rito) e vediamo in lontananza un emozionato Sandro Mazzola. 











Nel frattempo, io voglio fotografare e fare foto e mio padre mi rompe le palle perché ha paura per la nostra incolumità (??). 



Ma alla fine ce la facciamo: passiamo i tornelli (poco più di quelli del Supermercato in via della Cooperazione) ed entriamo. Meraviglioso: una conca il Bernabeu, un teatro verrebbe da dire. Bello davvero. 






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