domenica 12 dicembre 2010

"La pancia degli italiani" di Beppe Severgnini: un libro per rendersene conto



La pancia degli italiani funziona apparentemente come tutte le pance del Mondo. Prende e dà, contiene e rilascia. Questo è quello che direbbe un gastroenterologo qualunque. La pancia degli italiani, però, va oltre. Diventa spesso il cuore pulsante della vita quotidiana: il motore di ragionamenti e azioni concrete. Dallo svegliarsi alla mattina fino all’andare a votare. Il segreto di B. (Berlusconi) sta tutto qui. A dirlo in 160 e rotte pagine è Beppe Severgnini, irriverente giornalista italiano che spesso riesce a spiegare e raccontare i fatti che riempiono i quotidiani e i tg italiani: ma guardandoli da uno spiraglio differente, spesso ironico ma non solo. Nossignori. Lo sguardo di Severgnini non è solo apparentemente più divertente di quello dei musi lunghi. E’ uno sguardo scientifico. E leggendo la sua ultima fatica “La pancia degli italiani. Berlusconi spiegato ai posteri” si coglie il fenomeno dell’eterno Presidente non dal punto di vista degli amici (chi vota PDL con gioia) o dei nemici (chi sta incazzato tutto il giorno, pensando a Berlusconi e sperando di votare PD). Il punto di vista di Severgnini è scientifico perché usa metodo, analizza il personaggio, lo scruta e mette nero su bianco non solo le sue uscite più famose (“Lei sarebbe da sposare”, la partecipazione ad un compleanno di una diciottenne, la bandana, la tintarella di Obama), ma anche quelle che per qualche motivo tutti noi ci siamo dimenticati e tutte quelle peculiarità che apparentemente non sono niente ma che negli anni hanno fatto la fortuna di Berlusconi: il pullover sulle spalle, le foto con i figli, le barzellette sboccate, l’uso delle stesse parole che in sedici anni sono cambiate di poco, il gioco della ripetizione di dati presi a metà (la sua metà, chiaramente).
Perché – lo ripeto nel caso in cui qualcuno se lo fosse dimenticato – B. (come lo chiama Severgnini nel libro) governa a spizzichi e bocconi da 16 anni. Quando vince, vince bene (1994, 2001, 2008), quando perde, perde di poco, colpendo pure un palo e una traversa (1996, 2006). Spesso squalifica il campo quando gli avversari stanno vincendo (elimina Prodi nel 1998 e nel 2008, interrompendo le sue legislature) e ribalta le partite. E, alla fine, le vince.
Quello che Severgnini ha fatto con questo libro è tutto ciò che serve alle persone intelligenti: sia a quelli intelligenti che votano B., sia a quelli intelligenti che non lo votano (i pecoroni non perdano tempo, oppure ci provino!). Perché il giornalista fa una fotografia esatta del personaggio e ne mostra le forze e i difetti: non solo. Mostra anche i difetti di chi vorrebbe mostrare i difetti di B. (ma che alla fine si limita a fare il gioco del Cavaliere con il muso lungo e la finta cultura) e spiega ai seguaci di B. perché lo seguono: magari facendoli sentire un po’….babbi.
Il successo di B. è analizzato da Severgnini grazie alla spiegazione (dettagliata e piena di esempi) di 10 fattori: 1. Umano, 2. Divino, 3. Robinson, 4. Truman, 5. Hoover, 6. Zelig, 7. Harem, 8. Medici, 9. TINA (There is no alternatives), 10. Palio.

Immedesimarsi negli interlocutori: una qualità necessaria ad ogni politico. La capacità di trasformarsi in loro è più rara. Il desiderio di essere gradito ha insegnato a B. tecniche degne di Zelig, camaleontico protagonista del film di Woody Allen. Padre di famiglia coi figli (e le due mogli finchè è durata). Donnaiolo con le donne. Giovane tra i giovani. Saggio tra gli anziani. Nottambulo tra i nottambuli. Lavoratore tra gli operai. Imprenditore tra gli imprenditori. Tifoso tra i tifosi. Milanista tra i milanisti. Milanese con i milanesi. Lombardo tra i lombardi. Italiano tra i meridionali. Napoletano tra i napoletani (con musica). Andasse a una partita di basket ne uscirebbe più alto”.

Alla fine, diverse possono essere le tesi alle quali il lettore può giungere. Prima tesi: che gli italiani si dividono in “boccaloni” e “presuntuosi”, mentre B. sta nel mezzo e se la gode (nella speranza che anche noi potremo godercela prima o poi). O, seconda tesi, che B. sia un diavolo trasformista che esiste perché noi lo facciamo esistere: chi lo vota, così come chi passa la giornata a criticarlo. Perchè B. fa leva sulla nostalgia del passato, tanto quanto sulla speranza di un futuro migliore. Mentre noi, a turno, desideriamo l’una e l’altra cosa. Alla fine, forse, gli italiani meritano di meglio. Nella speranza che il meglio debba ancora venire, leggete il libro. Vi stupirà.

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