giovedì 9 dicembre 2010

Un racconto per la mia "nipotina"/Parte 6

continua (...) Infine, l’ultima operazione che devi imparare è la sottrazione. In pratica succederà spesso che da qualcosa che hai dovrai toglierne un pezzo: per darlo a qualcun altro, perché non sarà più utile, per buttarlo via. Per tanti motivi, insomma. Ecco, se noi dal numero 3 – che è il numero più grande – togliamo il numero 2, ecco che il risultato è 1. 



L’1 è un numero importante. Anzitutto perché è il primo: quello da cui partiranno tutti i tuoi ragionamenti. E’ importante perché è indivisibile. E, quindi, sarà un numero perfetto. Con la maglia nerazzurra oggi gioca un certo Julio Cesar, un ragazzino brasiliano molto paziente e rispettoso che fino a ieri – pur essendo campione d’Europa e uno dei portieri più forti al Mondo – giocava con il 12 perché l’1 era vestito da Francesco Toldo, un portiere padovano dalla storia dolce che giocava nell’Inter da più tempo di lui. Ma su tutti, l’1 l’ha vestito Walter Zenga: un ragazzotto di Milano scapestrato che quando era giovane giocava per l’Inter e solo per l’Inter, con tanto cuore, qualche papera e un’immensa energia. Vestire l’1 significa anche non aver paura di dire mai quello si pensa. E Walter non ne aveva tanti anni fa. E non ne ha oggi. Perché è vero che a contar fino a dieci si fa una bella cosa perché si scremano le cavolate da dire. Ma è altrettanto vero che se vesti la maglia numero 1 – e tutti la dovrebbero vestire – hai la possibilità di dire la tua. Sempre. Di scusarti a seguire, se necessario. Ma nella consapevolezza che non vale la pena mandar giù per poi avere più rimpianti che rimorsi.

Della divisione non ti parlo, perché la zia Ele non è mai stata capace di farle.


Ecco, attraverso i numeri – e partendo dal nostro amichetto Marco – ho cercato di dirti un paio di cose che potrebbero tornarti utili nella vita (...)

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