sabato 20 novembre 2010

Opinioni su Eugenio Corti – Vladimir Dimitrievic e quelle parole “scritte per me”



Partiamo questa avventura nel mondo di Eugenio Corti – che “letterariamente” parlando io conoscerò con voi – con l’opinione di un personaggio affascinante, con un tessuto di vita alle spalle da gustare e ascoltare. Si tratta di Vladimir Dimitrijevic. Ai più questo nome non dice niente e prima di questa settimana non diceva niente neanche a me: si tratta dell’editore francese di Eugenio Corti che ha diffuso nell’Oltralpe (L'Age d'Homme) lo scrittore brianzolo, rendendolo forse più noto di quanto non lo sia in Italia (paradosso, ma nessuno è profeta in Patria). Questo intervento risale alla conferenza tenutasi in Villa Reale a Monza lunedì 15 novembre dal titolo “Cantare l’universale nel particolare”.




Vladimir Dimitrievic ha raccontato come è nata l’avventura editoriale di Eugenio Corti in Francia:

Dopo tanti anni sono tornato alla stazione di Milano dove ho subito la prima fame e il primo freddo della mia vita. Non a causa degli italiani, bensì a causa del destino che mi ha cacciato dal mio paese (Russia) 57 anni fa. Sono venuto in Occidente per testimoniare ciò che avevo visto e subito nella mia Nazione, nella mia terra. E soprattutto perché provavo il forte desiderio di capire che cosa avveniva dall’altra parte”.

Dall’altra parte”: qui c’è tutta la sofferenza di un russo che ha vissuto la guerra e che è dovuto scappare. Il suo desiderio era capire che cosa potesse esistere oltre allo sfacelo che in quegli anni la terra russa “regalava” ai suoi connazionali. Un sentimento di tristezza, perché abbandonare la propria Patria è sempre triste, anche se non ti piace, anche se ti fa star male, anche se soffri e sai che in un altro posto del Mondo (qualsiasi) puoi vivere meglio e più sereno. “Dall’altra parte”: quasi ci fosse un muro – ironia della sorte poi realmente esistito – che divide la tua Terra dal resto del Mondo. La serenità da una parte e la vita della guerra dall’altra. La tua origine nefasta da una parte. E lo straniero che, amarezza vuole, è sempre meglio per certi versi della tua gente dall’altra. Una sofferenza forte e inimitabile.

L’Europa, all’epoca, era un sogno per un ragazzo della mia età. Eugenio Corti, invece, è venuto in Russia per vedere che cosa avveniva in questo paese. Io ho lasciato il mio per vedere se al di là esistesse un Paradiso diverso da quello che  mi avevano promesso in Russia. Sono andato in Francia, ho imparato la lingua francese, sono diventato operaio e poi libraio”.

Guardando i cataloghi francesi e occidentali, ho constatato una disinformazione straordinaria. Tanti scrittori russi che avevo conosciuto non erano stati tradotti. Mentre tanti altri, magari autori mediocri ma di regime, erano inseriti nei cataloghi francesi, italiani e anche americani. A quel punto, mi son detto: ecco perché sono venuto in Occidente. Ho fondato una casa editrice che oggi conta 4.100 titoli in catalogo, cercando di rendere omaggio al Mondo cristiano, nel quale io mi trovo completamente a mio agio. Ho iniziato a ricostruire un mosaico, attraverso il quale ricomporre la mia fiducia verso il Mondo, persa completamente dopo quello che avevo vissuto e sopportato: il tutto creato dal regime di Stalin, che all’epoca non si poteva neanche nominare”.

L’esempio di come certe cose siano state ignorate anche in Occidente è stato evidente quando ho preso in mano un dizionario enciclopedico di filosofia. Al suo interno, vi ho letto solo tre filosofi ortodossi russi. Senza raccontare questo pezzo di Russia, quella cristiana ortodossa, ci manca un polmone. E nonostante ci manchi, noi crediamo di respirare. Ignorare il mondo cristiano ortodosso russo di quegli anni significa non avere un'apertura mentale sufficiente per dire chi siamo e per vivere liberamente nel segno della conoscenza”.

In tutto questo mosaico, mi mancava la tessera più luminosa che ho ritrovato in Eugenio Corti. Ho visto per la prima volta i libri di Corti al meeting di Rimini dove alcuni ragazzi mi hanno descritto le sue opere come “qualcosa di straordinario”. Siccome sono di una curiosità imbarazzante, l’ho letto. E quando avevo in mano il suo libro, mi sono ritrovato a pregare Dio: affinché l’autore resistesse e arrivasse fino alla fine delle pagine, portando avanti le proprie idee. Spesso, gli autori fanno un’evoluzione nei loro libri per arrivare ad una fine che accontenti tutti. La natura umana, d’altronde, è debole. Ma nel “Cavallo Rosso”, Eugenio Corti ha resistito fino alla fine. Leggendo quest’opera, ho avuto l’impressione che le sue parole fossero state scritte per me”.

La storia, nell’opera di Corti, è vista dagli occhi di personaggi ordinari e lui ha un punto di vista totalmente diverso da quello della tradizione. Arresta il percorso del tempo. Ha capacità descrittive che ricordano il cinema, ma sono meglio del cinema. Sono come il teatro, ma meglio del teatro. Come il cibo, ma meglio del cibo. Eugenio Corti si porta dietro una profondità storica dalla quale dobbiamo attingere. Perché se non recuperiamo certi valori e, soprattutto, la fiducia, ci esponiamo a crisi penose e dolorose. Corti, dipingendo l’uomo totale, ci dà gli strumenti per uscire dalla crisi”.

Un autore riesce a comunicare solo se è in armonia con la propria terra, con la propria Nazione, con la propria Regione”.

Parlando del Premio Nobel, cosa posso dire? Che per me Corti lo ha già preso. Chiudo ricordando le parole di un Nobel per la medicina del 1904 che al momento della premiazione ha detto: “Ringrazio la Giuria di avermi onorato con questo premio, ma ricordiamoci che l’uomo comincia là dove finisce l’istinto condizionato”.

Per la foto Dimitrijevic: Dimitrijevic

1 commento:

  1. Grazie per aver riportato la bellissima testimonianza di Dimitrijevic

    Ciao,
    Federico

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