venerdì 26 novembre 2010

Racconto: Quando l'extra standard non ha diritto



Questo è solo un racconto. Di una situazione difficile. Un “caso limite” che deve far riflettere perché, in verità, anche chi sta al margine rientra sempre nella pagina e deve poter essere letto. Si tratta di una storia di elefantiasi: una malattia ben più grave dell’obesità che provoca l’ipertrofia dei tessuti sottocutanei. Detto in parole povere: corpo pieno di liquidi, spesso peso a dismisura e difficoltà di movimento. La vita della signora Giuseppa (nome di fantasia) è piena di ostacoli quotidiani: altro che guerra. Quella di Giuseppa è una battaglia continua. Con I suoi 170 chili, è chiusa nella sua casa di Brianza e si sente rispondere ad ogni telefonata che fa: “Signora, non la possiamo curare”. Non esiste una sedia a rotelle abbastanza grande per sostenerla, né un’ambulanza che vada oltre le misure standard. I costi dei trasporti nelle poche sedi che curano persone di taglia XXXXL sono esorbitanti (110 euro per arrivare a destinazione e fermarsi un’oretta) e la vita diventa una lotta continua per cercare tra i rovi un diritto che dovrebbe essere garantito concretamente così come sancito nella Costituzione all’articolo 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
La signora Giuseppa ha grinta da vendere: a vederla, non la si compatisce per niente e fa una grande forza. Soprattutto se paragonata a tutti noi che ogni giorno ci lagniamo per qualsiasi piccolo problema. Giuseppa si muove solo grazie ad una seggiola alla quale rimane ancorata per muoversi: di notte praticamente non dorme per problemi respiratori e durante le ore di veglia cuce, ricama, scrive lettere con penna, fogli e (udite, udite!) carta carbone per darne copie a chi le chiede. Si deve organizzare settimanalmente affinchè ci sia un’assistente che le porti giù la spazzatura e, nonostante la sua pensione sia cristiana, tutti i soldi che ha le vanno via per medicinali e assistenza. “Voglio solo avere la possibilità di essere curata”. Le ho consigliato di imparare ad usare internet, di sfogare il suo messaggio d’aiuto attraverso il web che, ogni tanto, crea eco e raggiunge il Mondo. Ma lei mi ha detto che è troppo affezionata alla carta, alla penna. Come farle capire che questa volta l’innovazione e la tecnologia non licenziano nessuno? Come farle capire che internet questa volta può essere dalla sua parte?

Per la foto: flickr

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