mercoledì 15 dicembre 2010

Documentorio Madrid, 22 maggio: la lunga attesa



Mi piacerebbe farvi capire che cosa è stato il viaggio in aereo Malpensa a Madrid: quando i tanto amati biglietti della finale non ci venivano consegnati, i cori sulle hostess si risparmiavano, i vuoti d’aria erano all’ordine del minuto e mio padre - oltre a non aver parlato - è rimasto appoggiato al muro del bagno per la metà del tempo con la faccia sofferente e l’altra mano sul petto. Mia madre durante la notte precedente ce l’aveva detto: “Siete dei disgraziati. Andare a Madrid: la Ele ha avuto l’asma e tu soffri di cuore….”. Rosaria, abbiamo speso 800 euro a testa e stiamo a casa? Risponditi da sola.

Scesi dall’aereo, ho comprato la mia prima sciarpa (con cristoni di mio papà) e siamo saliti sul pulman che ci ha portato in zona Bernabeu. 
Qui, che fare? Alle 12.15, un italo-brianzolo va a mangiare…andiamo nel primo ristorante spagnolo (dove fumano dentro!!!!!!!) e cerchiamo di farci intendere: io con l’inglese, il tedesco, il dialetto brianzolo, lo spagnolo con le “s” alla fine e l’italiano. Mentre mio padre con il veneto che, risaputamente, assomiglia allo spagnolo. Noi vogliamo mangiare subito: dal ristorante ci dicono che iniziano a servire cibo dalle 14. Cosa scusa? Va che in Brianza abbiamo l’abitudine e l’obbligo morale di avere le gambe sotto al tavolo entro le 12.30. Perché chi mangia dopo le 13 (a meno che non si lavori in banca) l’è por gent.

Al ristorante stiam seduti un bel po’ (con gioia di mia madre che da casa immaginava il banchetto). Usciamo dal ristorante alle 14. La partita è alle 20.45. I cancelli li aprono alle 18.30. 
Che fare nel frattempo? Mio padre cerca un albergo (peppepeppepeeeeeeee!), ma guarda caso non lo trova. E si accontenta della panchina di sassi mentre io vado a fare shopping (almeno se perdiamo, sta trasferta non è stata vana…penso). Nel mio zainetto da quel momento non ci sono più le ciabatte da casa di mio padre (che si è portato dietro), ma le sue scarpe di cuoio, pesanti e ingombranti. Alla fine, per star comodo, dorme con le calze e le ciabatte le mette per terra come se fossero in fianco al letto di casa sua e i tedeschi ci guardano come se pensassero "Che schifo!".


buona pennica...



Nel centro commerciale più brutto della storia, trovo un’esposizione di manichini con le maglie delle vecchie glorie della Champions (assenti: e che ci dovete fare?), le fotografo e passo per scema.

Non si è parlato di una Giuve...
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tiè


Io e mio papà andiamo in giro con magliette nere sulle quali c’è una scritta azzurra, confezionate dal cugino milanista per l’occasione.
Quella di mio padre: “Il Massimo? Moratti”. Gratitudine verso il Pres.
La mia: “Mam, inrabises no. Ma per venì chichinscì a Madrid, ò duperà i tò danè”. 
Che vuole dire: “Mamma non ti arrabbiare, ma per venire qui a Madrid ho usato i tuoi soldi”. Gratitudine pure la mia (per senso di colpa: niente ferie nell’estate 2010). 

Papà



Ele















Dimenticavo: 35 gradi all’ombra e prezzi esorbitanti. Alla faccia della Spagna in crisi. Mio padre alal fine è venuto nel centro commerciale con me. Ma era evidente che non ne aveva più: di aspettare, di non dormire, di sdraiarsi sui sassi.




Foto iniziale: calcioblog

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