sabato 4 dicembre 2010

Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni: la potenza e la sincerità del cervello



La frase che racchiude un indirizzo mentale molto di moda oggigiorno è “meglio una verità che uccide che una bugia che illude”. Vero. Verissimo. Woody Allen prende questa massima, la smonta, la fa apparentemente a pezzi e la guarda da un’altra visuale.

Il film è…alla Woody Allen. Trama intricata, a tratti assurda. Personaggi improbabili proprio perché reali e veri nel loro contesto, così come in qualsiasi contesto li si metta. Il regista americano angoscia lo spettatore. Non per le tragedie che racconta nella sua pellicola. Nossignori. Ma per il suo modo ironico e – se volete – allegro di raccontare la triste quotidianità di tante vite: due matrimoni che si spezzano, uno che neanche inizia, una furbizia lavorativa che alla fine si rivela un tradimento non nascondibile, una lotta contro la vecchiaia che porta ad una vita fuori dal proprio teatro di riferimento, una comprensione apparente di una figlia verso la madre, una donna anziana lasciata dal marito che all’inizio del film si rivela una pazza che crede alle maghe. Tutto questo polverone è lo scenario descritto anche grazie ad una voce fuori campo: la voce di chi osserva, di chi guarda da fuori e tutto vede.

E anche se apparentemente sembra che la storia non porti da nessuna parte, Allen stupisce tutti coloro che hanno voglia di capire, di comprendere il messaggio che lui ha da dire. Perché Woody Allen usa i personaggi della strada per dire qualcosa. Non per raccontare solamente. La vera protagonista di questa storia si chiama “illusione”: che non è di coloro che mettono anima e corpo in ciò che credono anche se questo può apparire improbabile. E’ illuso chi crede di farla franca, chi crede di essere buono e onesto, chi crede di poter vincere contro il tempo e le rughe, salvo poi ritrovarsi solo davanti alla vita degli altri che avanza. 
Non è illuso chi crede davvero, chi è sincero con il suo cervello e chi, alla lunga, non ha interessi se non la propria felicità.

I personaggi che all’inizio della pellicola vengono derisi dallo spettatore sono quelli che alla fine si rivelano vincenti: perché non calcolatori e lontani da mescolanze di interessi vari.

Un film divertente: l'ironia di Allen è sempre più attuale e al passo coi tempi, non stanca mai. Nella sua coltre superficiale, questa pellicola nasconde delle “mancate verità” e altro non vuol comunicare se non l’idea di chiudere gli occhi e di non avere paura di esprimersi. Anche se nessuno ti crede. Anche se tutti ridono di te. Perché alla fine, vince il cervello: su tutto. Sulla realtà, sull’opinione degli altri, sui sotterfugi dell’istinto. La convinzione vince.
La convinzione non è illusione. 

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