giovedì 2 dicembre 2010

Un racconto per la mia "nipotina"/Parte 3

(...) Il “23” non è quindi solo il 23. E non è solo il 2.



Il numero di cui ti sto per parlare è il 3. Il 3 è il numero più importante del Mondo: è il numero perfetto – che poi perfetto in verità non è, a mio avviso, perché non può essere condiviso tra due persone in parti uguali – ma è il numero perfetto perché la storia dice sia il numero di Dio, Gesù e dello Spirito Santo: tre amici che a furia di stare insieme e giocare insieme al pallone sono diventati la stessa cosa. Proprio per la loro forza, si sono sentiti in dovere di dividersi le squadre di calcio dell’Universo, in modo da creare in ogni ambiente la stessa amicizia che loro hanno coltivato nel tempo con tanto successo. Hanno quindi iniziato ormai più di duemila anni fa un torneo triangolare. Tutte le settimane, Dio, Gesù e lo Spirito Santo giocano a pallone per divertirsi. Spesso vince il Paradiso, perché Dio fa dei numeri allucinanti: tipo Maradona, per capirci. Ma quasi sempre vince la squadra di Spirito, perché corrono come dei matti tanto da diventare invisibili agli occhi degli avversari (finchè Dio non decide di soffiare e di vedere dove sono i giocatori, s’intende: perché lui tutto può). Spesso segnano in fuorigioco, perché neanche i guardalinee li vedono e allora gli altri si arrabbiano un po’. In tutto questo, la squadra della Terra ne ha sempre una: i giocatori si fanno male spesso, litigano tra di loro. Insomma, un gran casino.



Detto questo, il numero 3 è il numero di un giocatore meraviglioso. Da qualche anno, non fa più parte della squadra della Terra, ma è passato alla squadra del Paradiso. Dio lo ha voluto con lui. Forse perché sulla fascia gli mancava un uomo che tornasse con rapidità, ma che nello stesso tempo fosse capace di cavalcare veloce e di arrivare dritto all’obiettivo. Forse a Dio mancava un giocatore così: dolcemente severo e onesto. Ora gioca nella squadra del Paradiso e ha finito di tribolare: non si fa più male, non deve litigare con i milanisti o con i giornalisti, ma può solo dedicarsi al gioco. E lui, anche quando giocava nella squadra della Terra, era fortissimo: ha ancora le gambe lunghe, sembra serissimo e continua ad essere simbolo di onestà. Sgridava i suoi compagni – era capitano come lo “zio Bergomi” – ma ora che è nella squdra del Paradiso non lo fa più, perché non vorrebbe togliere spazio al suo capitano (Dio) che mica si può discutere. Di nome fa Giacinto: sì, come il fiore. Perché lui era un fiore della Terra ieri e del Paradiso oggi. Vestire una maglia che porta il numero di Giacinto Facchetti è la cosa più bella che il gioco del pallone ti possa regalare. Tienila stretta. Anche perché nell’Inter non c’è più nessuno che può vestire la sua maglia: è sua e basta.


Poi, quando studierai la matematica scoprirai altre operazioni: queste hanno una grande importanza anche nella vita. Ora ti parlo dell’addizione. L’addizione è quell’operazione che aggiunge qualcosa a qualcos’altro. Per esempio, se alla mamma aggiungi la zia Ele, vien fuori una coppia di matte. Se alla mamma aggiungi il papà, vieni fuori tu. Il 23, quindi, può essere oggetto di un’operazione di addizione: se sommiamo il 2 e il 3, vien fuori il 5.
(...) continua

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