martedì 11 gennaio 2011

Pensieri e parole: Roma città eterna





Roma città eterna. Non tanto perché sta lì da sempre. Anche. Quanto perché è eterno il gusto che ti lascia: di stupore e di incompiuto. Nel senso che tante sono le bellezze che oggi osserviamo a metà. E forse la parola “incompiuto” non è propriamente esatta, poiché intende un percorso che dal niente va verso il tutto. Che, per svariati motivi, si ferma prima e che trova nell’opera non finita stupore l’ammirazione, ma soprattutto attesa febbricitante.

Per Roma, invece, l’iter è inverso: da ciò che c’era (e che nessuno conosce) a ciò che è rimasto oggi, alla sua forza di resistere all’ingiallimento del tempo e alla voglia di stimolare fantasia, curiosità e desiderio di conservazione.

Incompiuta – se decidiamo di usare questa parola – è la sensazione che la città eterna ti lascia addosso. Anche perché a Roma una visita rimarrà sempre tale e mai si potrà affermare: di Roma ho visto tutto. Ogni volta se ne vede un pezzetto in più. Ogni volta c’è sempre qualcosa di diverso da gustare (cucina compresa). Ogni volta, Roma è sempre differente da come te la ricordavi, da come l’hai vista, dal perché l’hai vista.
Saranno le persone, il clima, i percorsi in metropolitana, i piatti tipici.
Forse Pupo l’ha cantata per Firenze, ma sulla sua parola anche “a Roma, non vedi niente in una volta sola”.


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